Dopo la crisi di metà agosto e la giornate convulse per scongiurare un ritorno alle urne, il premier incaricato Giuseppe Conte ha sciolto la riserva al Quirinale al cospetto di Sergio Mattarella, annunciando la lista dei ministri del suo governo bis. Tra i nomi, che saranno resi ufficiali oggi alle 10.00, con il giuramento presso il capo dello Stato, Nunzia Catalfo al ministero del Lavoro, Stefano Patuanelli al ministero dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio al ministero degli Esteri, Luciana Lamorgese al ministero dell’Interno, Roberto Gualtieri quello dell’Economia, Lorenzo Guerini alla Difesa, Alfonso Bonafede alla Giustizia, Teresa Bellanova alle Politiche agricole, Sergio Costa all’Ambiente, Federico D’Inca ai Rapporti con il parlamento, Paola Pisano all’Innovazione, Dario Franceschini ai Beni culturali, Paola De Micheli alle Infrastrutture, Lorenzo Fioramonti all’Istruzione, Fabiana Dadone alla Pubblica amministrazione, Francesco Boccia agli Affari regionali, Vincenzo Spadafora allo sport, Elena Bonetti alle Pari Oppurtunità, Enzo Amendola agli Affari europei, Giuseppe Provenzano ministro per il Sud ed infine Roberto Speranza al ministero della Salute, che subentra a Giulia Grillo.

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Laureato in scienze politiche e con un dottorato di ricerca in storia, Roberto Speranza è nato a Potenza il 4 gennaio 1979. Già deputato nelle legislature XVII e XVIII, è iscritto al gruppo parlamentare Liberi e uguali (Leu), movimento politico italiano di sinistra nato dall’alleanza elettorale tra Articolo Uno, Sinistra Italiana e Possibile e lanciato dall’allora presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso il 3 dicembre 2017.

Quanto a Liberi e uguali, è utile ricordare le diverse iniziative parlamentari a sostegno delle parafarmacie ed i tentativi di promuovere la liberalizzazione della fascia C. Nello specifico, l’ex presidente della regione Emilia-Romagna Vasco Errani, parlamentare del gruppo misto-Leu, aveva proposto – nell’ambito della trattazione in commissione al Senato del disegno di legge 981 (legge di Bilancio), – la possibilità di effettuare misurazioni e prestazioni analitiche di prima istanza rientranti nell’autocontrollo, così come quella di organizzare screening e campagne di prevenzione anche all’interno delle parafarmacie. Emendamento che – qualora fosse stato approvato al Senato – avrebbe introdotto la “parafarmacia dei servizi”.

Un’altra iniziativa in tal senso, questa volta guidata da Michela Rostan, sempre del gruppo Leu, aveva interessato la presentazione di due emendamenti nell’ambito della conversione in legge del ddl Semplificazioni. Il primo riguardava la possibilità di commercializzazione dei farmaci di fascia C, a carico del cittadino, anche all’interno degli esercizi di vicinato. Il secondo, invece, era riferito alle società di capitali ed al relativo contenimento delle quote in capo ai soci non farmacisti. Nel dettaglio «i soci, rappresentanti almeno il cinquantuno per cento del capitale sociale e dei diritti di voto, debbano essere farmacisti iscritti all’albo». Iniziative che – seppur dichiarate inammissibili – furono accolte con favore da Ivan Giuseppe Ruggiero, farmacista e presidente dell’associazione Libere parafarmacie italiane.

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