Amazon ha messo da parte un piano per la vendita e la distribuzione di prodotti farmaceutici agli ospedali. A riferirlo è l’emittente americana CNBC, che cita alcune fonti anonime a conoscenza della questione, secondo le quali il colosso dell’e-commerce si limiterà ad alcuni strumenti medici meno «sensibili». «Si tratta di una decisione che mostra le difficoltà che si incontrano nell’entrare nel settore farmaceutico, anche per una compagnia grande come Amazon. Numerose aziende attive nella distribuzione farmaceutica e nella sanità si sono preoccupate dopo le recenti notizie che vogliono la società di Jeff Bezos pronta a conquistare porzioni di mercato, ma è ragionevole ipotizzare che in ogni caso passerà del tempo prima che tali rischi diventino concreti», ha affermato la televisione statunitense. Quest’ultima ha anche elencato quelle che a suo avviso sono le principali ragioni per le quali Amazon Business (il marketplace “B to B”) non è riuscita – almeno per ora – a portare a termine il suo piano: in primo luogo, il fatto che l’azienda «non è stata in grado di convincere i grandi ospedali sull’opportunità di modificare il loro processo di acquisto tradizionale, che tipicamente include una serie di soggetti di loro fiducia». Inoltre, Amazon avrebbe incontrato problemi non da poco in ordine alla costruzione di una rete logistica capace di assicurare la distribuzione. In questo senso, è stato indicato un problema legato in particolare ai prodotti che necessitano di particolari accortezze nel trasporto (a partire dalla temperatura).
Ciò nonostante, secondo la CNBC ciò non significa che l’azienda abbia rinunciato al business: al contrario potrebbe cercare «strade diverse per entrare nel settore». E ciò sarebbe confermato dal fatto che «numerosi team» sono stati messi al lavoro per studiare la strategia migliore. In particolare un gruppo di esperti che compone un Grand Challenge team, soprannominato “1492”. Va detto però che, nel frattempo, le quotazioni in Borsa di catene di farmacie americane e distributori come Cardinal Health, CVS, McKesson e Walgreens hanno registrato una decisa crescita alla notizia della rinuncia, per quanto non necessariamente definitiva.
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