alfredo-orlandiIn Francia, secondo uno studio pubblicato da una rete di esperti contabili, tra 2.000 e 5.000 farmacie potrebbero essere costrette a chiudere entro il 2025. È il caso, soprattutto, degli esercizi più piccoli e dunque meno in grado di “reggere” da un punto di vista finanziario. Anche in Italia sono stati lanciati numerosi allarmi sul rischio di “smagliature” nella rete (oggi capillare) delle farmacie. Nonostante ciò, secondo l’ex presidente del Sunifar Alfredo Orlandi, di problemi irrisolti ce ne sono ancora moltissimi e, di conseguenza, i rischi sono simili.
«Non c’è bisogno di grandi studi – spiega – per capire che la farmacia rurale è davvero in difficoltà. Anche soltanto in termini di utenza: basti pensare alle situazioni dei paesi montani, che si spopolano via via soprattutto di giovani. La popolazione che rimane è composta in gran parte da persone anziane, che sono spesso costrette e vivere con il minimo indispensabile, magari grazie solamente alle pensioni sociali. È per questo che anche nel nostro Paese sono migliaia gli esercizi a rischio chiusura». A ciò, secondo Orlandi, si aggiunge un altro problema, che colpisce di fatto sia in Francia che in Italia, quello della “desertificazione medica”: secondo un’inchiesta del Tg5 potrebbero mancare 16.000 già nel 2023.
«Con il numero chiuso che blocca l’ingresso nelle facoltà di Medicina – osserva l’ex presidente del Sunifar – abbiamo creato non pochi problemi. Si tratta di un’enorme criticità, che può rendere ancor più pericolosa la chiusura di una farmacia, soprattutto nei piccoli centri nei quali essa rappresenta l’unico presidio sanitario dello Stato. Qui i cittadini rischiano davvero di rimanere tagliati fuori: in alcuni casi, già oggi sono costretti a vedere il medico di base che non è presente tutti i giorni, fatto che può costringere a dover percorrere decine di chilometri per raggiungere un ospedale». Inoltre, tutto rappresenta «un paradosso: da una parte abbiamo una popolazione che sta invecchiando e dall’altra le togliamo i servizi. Mi domando che senso abbia. Al contrario, a mio avviso occorrerebbe attuare immediatamente la farmacia dei servizi su tutto il territorio nazionale, facendo sì che le farmacie rurali possano diventare dei presidi fondamentali del servizio sanitario. Dei veri e propri punti di riferimento per la popolazione: ciò consentirebbe anche di evitare che gli ospedali si trovino sovraccarichi di lavoro». Infine, per sostenere economicamente i farmacisti rurali, qualora le vendite non bastassero, Orlandi propone «di dare ai professionisti uno stipendio per il lavoro che effettuano». Inoltre, «sarebbe ora di superare la distinzione tra farmaci venduti in farmacia, in distribuzione per conto e in distribuzione diretta. Anche in questo caso si tratterebbe di una semplificazione utile per i cittadini, soprattutto quelli più anziani».

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