Gran parte delle attività formative riguardanti i farmacisti, ma anche gli interventi operati dal farmacista sul territorio in tema di prevenzione, aderenza alla terapia e risposta ai bisogni dei pazienti, sono finanziate e supportate dalle aziende farmaceutiche, e per questo lontane dalle esigenze reali del paziente e dalle aspettative del Ssn. A lanciare l’allarme, dopo Damiano Marinelli, consulente indipendente per farmacie, è Rocco Carbone, farmacista e già docente presso l’università Guglielmo Marconi di Roma, nonché componente del Tavolo di lavoro della farmacia dei servizi presso il ministero della Salute.
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Secondo Carbone «nel momento in cui la professione è chiamata ad un cambiamento epocale del profilo professionale, non è possibile propinare al farmacista determinati modelli formativi basati su tecniche da stadio». Nello specifico, «tutte le metodologie di persuasione, coaching, nonché l’uso di tecniche di programmazione neuro linguistica (Pnl) legate alle vendite. Pratiche che provengono dall’esterno del nostro settore e per questo vengono calate dall’alto offuscando l’atto professionale del farmacista». Ciò, sottolinea, «con l’appoggio delle diverse sigle associative dei farmacisti, tra cui quelle in rappresentanza dei farmacisti titolari di farmacia, le quali operano in direzione diametralmente opposta rispetto alle reali esigenze e aspettative della nuova sfera professionale del farmacista».
A titolo di esempio, spiega Carbone, «con riferimento alle attività relative alla farmacia dei servizi, le associazioni prestano il fianco alle aziende dell’industria farmaceutica, proponendo soluzioni che portano il farmacista dal lato del perdente e a remare contro gli indirizzi che gli sono stati attributi dalla legge 69/2009». «Altro caso – sottolinea – è quello dell’aderenza alla terapia: non può essere portata avanti con l’industria farmaceutica che eroga servizi di terzi, magari solo con l’obiettivo di avere un’influenza diretta sui consumatori, disattendendo le esigenze dei pazienti sul territorio e le aspettative che fanno capo al Servizio sanitario nazionale». «L’etica vuole – prosegue Carbone – che l’aderenza vada portata avanti di concerto con le istituzioni, seguendo le istruzioni ed utilizzando gli strumenti messi a disposizione del Servizio sanitario nazionale, dalle Regioni e dalle Asl, senza l’intervento del produttore del farmaco che a sua volta deve considerare l’utilizzatore suo stesso cliente».
Riguardo l’orientamento del farmacista, Carbone è chiaro: «Il suo ruolo è ad una svolta epocale. Se segue il trend commerciale è finita. Viceversa, ha la possibilità di diventare un professionista serio e qualificato». Tuttavia, evidenzia, «per fare ciò, è necessario un cambio mentalità, oltre ad una opportuna formazione in tal senso. In sostanza, deve diventare partner del Servizio sanitario nazionale sul territorio. Non deve essere più visto come un peso, un budget da finanziare, ma lavorando in ottica di partenariato col Ssn e abbandonando il modo di lavorare che le aziende propongono al farmacista». «Il farmacista – conclude Carbone – deve cambiare ma seguendo un’etica professionale e non per risposta commerciale. Solo perseguendo questi obiettivi, la qualità attesa dai pazienti, corrisponderà alla qualità percepita dagli stessi pazienti e dalle istituzioni».
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