«Non si tratta affatto di un passo indietro ma, al contrario, di qualcosa che non pone alcun problema al prosieguo del progetto della farmacia dei servizi». È con queste parole che Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, ha commentato la sottoscrizione di un’intesa tra la Regione, da una parte, e Fimmg e Snami, dall’altra, in merito alla possibilità per i medici di medicina generale di eseguire prestazioni di telemedicina ed esami ematochimici con metodologia Point of care testing (Poct) nei confronti degli assistiti in modo diretto.

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La nostra testata ha riportato ai propri lettori i termini di tale “Accordo integrativo regionale medici di medicina generale”, sottoscritto tra i rappresentanti della Direzione generale welfare e i sindacati Fimmg e Snami, che stanzia 32 milioni di euro previsti dalla Convenzione nazionale per i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta per il raggiungimento di obiettivi strategici del governo clinico. In particolare, esso prevede un incremento della remunerazione da 10 a 15 euro per la stesura del Piano assistenziale individuale (Pai). Quindi la possibilità di gestire «progetti di governo clinico». E anche quella di effettuare «prestazioni diagnostiche eseguibili in telemedicina in favore dei propri assistiti per i quali è stato redatto e convalidato il Pai», nonché la facoltà di eseguire direttamente nei confronti dei propri assistiti una serie di prestazioni diagnostiche. Ciò sulla base di quanto già disposto dalla delibera regionale XI/1046 del 17.12.2018.

La stessa delibera, al punto A 1.4.1.4 riferito al ruolo delle farmacie, ribadisce che esse «sono uno dei punti di riferimento per la persona con cronicità e dei suoi familiari, perché rappresentano il più agevole e frequente punto di accesso». Con riferimento agli obiettivi del 2019, vi è quello della «stampa del promemoria cartaceo direttamente in farmacia, senza necessità per il paziente di recarsi dal medico di famiglia o dallo specialista ospedaliero per ritirare la ricetta in formato cartaceo», oltre al coinvolgimento «nell’aderenza terapeutica del paziente nel modello Pic», relativo al percorso di presa in carico dei soggetti cronici. In aggiunta a ciò, previa fattibilità, sono in fase di approfondimento «le nuove modalità di integrazione tra il Mmg/Pls e lo specialista ospedaliero in merito alla prescrizione dei farmaci, al fine di agevolare l’erogazione diretta dei farmaci previsti nel Piano di assistenza individuale (Pai) presso le farmacie del territorio, anche solo inserendo la tessera sanitaria».

Secondo Annarosa Racca tutto ciò «non è in alcun modo in contrasto con le prerogative che sono state assegnate alle farmacie, né con il progetto di farmacia dei servizi». Inoltre, spiega la dirigente, «il fatto di portare la telemedicina sul territorio nell’ambito della cronicità, anziché farla restare confinata all’interno degli ospedali, è del tutto positivo. Per quanto riguarda le farmacie, noi abbiamo già l’accordo sulle prestazioni e siamo in attesa delle tariffe. Ci sarà una collaborazione tra i medici e i farmacisti su tutto ciò». Ciò in linea con quanto previsto dalla delibera regionale 796/2018, la quale prevede uno specifico impegno a «definire – si legge nel testo -, entro 3 mesi … la tariffazione dei servizi erogabili nell’ambito della farmacia dei servizi, di cui all’art. 84 della Legge Regionale 33/2009 e nell’ambito del progetto di presa in carico dei pazienti cronici, come stabilito dalla DGR 7600/2017». La dirigente ha quindi evidenziato che le delibere regionali hanno già indicato «i farmacisti come “microerogatori”. Il che conferma che le farmacie sono tutto fuorché tagliate fuori».

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