Ha ottenuto il 97% di voti favorevoli e il 3% di contrari, il referendum definito «simbolico», avviato dall’Associazione scientifica farmacisti italiani (Asfi) nell’ambito di Cosmofarma ed indirizzato ai farmacisti titolari di farmacia. A darne notizia è la stessa Asfi, la quale spiega che l’idea rientra nell’ottica di sensibilizzazione l’opinione dei farmacisti sulla tematica dei capitali in farmacia, al fine di valutare future forme di mobilitazione per «sostenere il ritorno della proprietà delle farmacie italiane ad almeno il 51% in capo a farmacisti iscritti all’albo professionale». L’iniziativa «referendaria» giunge in seguito alla notizia della pubblicazione di un disegno di legge recante “Modifica all’articolo 7 della legge 8 novembre 1991, n. 362, in materia di titolarità e gestione delle farmacie private da parte di società”, con l’obiettivo di ripristinare la norma in materia di titolarità delle società per la gestione di farmacie. In tal senso, l’Asfi era stata tra le prime – e uniche – sigle ad appoggiare apertamente l’iniziativa.
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A provocare la reazione dell’Asfi, inoltre, la messa in onda di un servizio televisivo della trasmissione Report, su Rai 3, che poneva la luce sulle possibili ripercussioni dell’ingresso delle società di capitali nel mercato italiano e di come il «modello americano e inglese» potrebbe incidere sulla tipologia di servizio offerto ai pazienti, ma anche sulla sostenibilità delle farmacie più deboli. Servizio che, nelle ore immediatamente successive alla pubblicazione, aveva spinto Walgreens Boots Alliance, tra i soggetti al centro del reportage, a chiedere una serie di rettifiche. Da qui, l’indignazione di numerosi farmacisti e quindi dell’Asfi. «Per quanto il ddl Trizzino abbia detto che nel giro di qualche mese si può arrivare al voto – spiega a FarmaciaVirtuale.it Maurizio Cini, docente universitario e presidente dell’associazione -, a mio avviso è un progetto di legge di iniziativa parlamentare fa poca strada. Quello che vorrei sollecitare sono gli organi di Governo e i parlamentari».
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