Se non sono stati sufficienti i tentativi portati avanti da vari esponenti politici, in primis nel corso dell’iter di approvazione della legge di Bilancio 2019, poi nel corso dell’approvazione del ddl Semplificazioni, a “correggere” il tiro della legge 124/2017, giunto quasi al secondo compleanno, potrebbe provarci il disegno di legge recante “Modifica all’articolo 7 della legge 8 novembre 1991, n. 362, in materia di titolarità e gestione delle farmacie private da parte di società”, presentata da Giorgio Trizzino, medico e parlamentare del gruppo del Movimento 5 Stelle, primo firmatario, rubricato alla Camera con il numero C. 1715 in data 29 marzo 2019, al momento non assegnato ad alcuna commissione.

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Nel testo, costituito da un unico articolo, si legge nel primo comma: «Per le società di cui al comma 1, i soci, rappresentanti almeno il cinquantuno per cento del capitale sociale e dei diritti di voto, devono essere farmacisti iscritti all’albo. Il venir meno di tale condizione costituisce causa di scioglimento della società, salvo che la società non abbia provveduto a ristabilire la prevalenza dei soci farmacisti professionisti nel termine perentorio di sei mesi. In caso d’intervenuto scioglimento della società, l’Autorità competente revoca l’autorizzazione all’esercizio di ogni farmacia di cui la società sia titolare». Mentre, il secondo comma, recita: «Le società di cui all’articolo 7, comma 2-bis della legge 8 novembre 1991, n. 362, come introdotto dal comma 2-bis, già costituite alla data di entrata in vigore della presente legge, sono tenute ad adeguarsi entro e non oltre trentasei mesi all’entrata in vigore della medesima legge. In caso di mancato adeguamento alle predette società si applica una sanzione di 50.000 euro». Infine, il terzo comma: «Presso il ministero della Salute è istituto un Fondo a tutela delle piccole farmacie a cui affluiscono le sanzioni di cui al comma 2-ter».

Lo stesso Trizzino, come il ministro della Salute Giulia Grillo, alcuni giorni dopo la soppressione del subemendamento relativo ai soci farmacisti al 51% nelle società di capitali, prima approvato, poi espunto dal presidente della Camera, nel corso dell’approvazione della legge di Bilancio 2019, avevano sottolineato che l’impegno del M5s sarebbe proseguito in tal senso mediante la proposizione di altri emendamenti al fine di «garantire la professionalità del settore e la qualità del servizio reso ai cittadini». Ad anticipare la possibilità di un disegno di legge di, erano stati gli stessi parlamentari nei giorni appena successivi al diniego delle proposte emendative suggerite nel corso dell’approvazione del ddl Semplificazioni.

In un articolo pubblicato sull’house organ di Federfarma, a commento del servizio di Report andato in onda lunedì 1 aprile, relativo ai capitali nel settore delle farmacie in Italia, il sindacato di categoria aveva anticipato di aver avuto notizia di una nuova proposta a firma Trizzino (M5s). Da qui, la riapertura della corsa verso il tentativo di contenimento delle quote in capo ai soci farmacisti non titolari. Fatto che, se proseguisse il percorso in ambito parlamentare, contribuirebbe ad aumentare il clima di incertezza, in vista di un eventuale passo indietro del governo su decisioni già prese, per quei grandi operatori economici – ma anche per gruppi di farmacisti – che puntano al mercato italiano.

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