Mauro Giombini, presidente di Adf, associazione di categoria che riunisce 30 aziende di distribuzione intermedia farmaceutica in Italia, in un editoriale pubblicato sul “Quaderno della distribuzione farmaceutica”, torna sul tema della nuova remunerazione delle farmacie. Come noto, con l’assenza, nel Decreto Milleproroghe, di ogni riferimento all’articolo 15, comma 2, della legge 135/2012, viene conferita ai ministeri della Salute e dell’Economia la definizione autonoma dei nuovi parametri della remunerazione delle farmacie, ciò in intesa con la Conferenza permanente Stato-Regioni. Considerata questa assenza, Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, aveva auspicato la riapertura di un tavolo intersettoriale con il fine di giungere ad una proposta uniforme, da presentare alla controparte ministeriale. Tavolo di confronto nella filiera avviato i primi di febbraio, con la partecipazione delle Assofarm, Federfarma, Federfarma Servizi e Adf e Fofi, quest’ultima dopo una iniziale assenza.
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In tale ottica il presidente di Adf, dopo un intervento in cui aveva mostrato sorpresa per la mancata proroga della norma che prevedeva una nuova remunerazione, torna sul tema nuova remunerazione, evidenziando una serie di possibili criticità riguardanti la filiera distributiva. In particolare, sottolinea Giombini, «i prezzi più bassi d’Europa rendono ancor più magro su valori assoluti il modesto 3 per cento del margine-grossista (era più che doppio, il 6,65 per cento, fino alla fine dello scorso decennio!) e la stagnazione della prescrizione dei prodotti dispensati dal Ssn negli ultimi anni vedono anche in termini reali ridotta la nostra attività di intermediazione che subisce con gli acquisti diretti di buona parte delle farmacie, sottoposte a forte pressione da parte dell’industria, una ulteriore erosione che ci sottrae oltre un terzo del fatturato potenziale». In aggiunta a ciò, «parimenti dal lato dei costi operativi le consegne plurigiornaliere richieste dalle farmacie per evadere in tempi ristretti le ricette dei clienti, l’aumento dei volumi del 14 per cento in un decennio nonostante il calo del fatturato, gli oneri di buona distribuzione imposti dall’Europa che vedono realizzati in Italia centri logistici di primario livello, tutto ciò contribuisce a mettere a terra le aziende distributrici farmaceutiche nel nostro Paese».
Il dirigente fa inoltre riferimento all’importanza dell’infrastruttura logistica dei distributori intermedi, considerati la vera spina dorsale delle farmacie italiane, in particolare alla «tenuta della nostra struttura e infrastruttura distributiva sull’intero territorio nazionale, sia come numero di centri distributivi sia come rete di trasporti in ogni parte del Paese, passa inesorabilmente dalla compressione dei volumi e tempi che gestiamo». Di qui il richiamo di Giombini, all’indirizzo del legislatore: «I decisori non sottovalutino i chiari segnali di deterioramento (ponte Morandi docet) delle nostre aziende, che non possono essere lasciate alla sola capacità di iniettare risorse finanziarie in presenza di un non adeguato e sempre più ridotto compenso per l’attività svolta, al fine di assicurare la sopravvivenza delle aziende stesse e dei posti di lavoro».
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