«La Farmacia ha perso la remunerazione?». E’ con questa domanda, non troppo retorica, che si apre un editoriale a firma di Venanzio Gizzi, presidente Assofarm, in tema di remunerazione della farmacia. Il dirigente si interroga «sull’assenza, nel recente Decreto Milleproroghe, di ogni riferimento all’articolo 15, comma 2, della legge 135/2012». «Provvedimento che – sottolinea -, in mancanza di accordi tra tutti gli attori della filiera del farmaco, conferisce ai ministeri della Salute e dell’Economia, in intesa con la Conferenza permanente Stato-Regioni, di definire autonomamente i nuovi parametri della Remunerazione del farmacista».

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Gizzi affronta un primo nodo ricordando, tra i vari tentativi, quello relativo agli ultimi mesi del 2017, in cui l’associazione aveva «lanciato un appello alla filiera affinché non si perdesse l’occasione di essere protagonisti e partecipi del proprio destino», pur non riscontrando l’interesse dovuto. Il dirigente fa inoltre riferimento ad «un primo accordo di fine 2012 tra Aifa e sigle della filiera», il quale «venne respinto dal ministero dell’Economia a ridosso della scadenza dei termini». Proprio quest’ultimo, spiega, provocò «una prima deroga, poi ripetutasi negli anni successivi trascorsi in un valzer di rinvii, altre proposte seguite da nuovi alt ministeriali».

Un secondo punto toccato è relativo alla proposta della remunerazione del farmacista, più volte avvalorata nel corso degli anni, «non più stabilita totalmente in percentuale sul fatturato ma improntata sul “fee for services”», che però ha visto il poco se non nullo scarso interesse della categoria, se non fosse per l’atteggiamento, che Gizzi definisce come il «tirare a campare» della farmacia italiana, «accontentandosi di quel poco che ha oggi invece di affrontare la sfida e i rischi del rinnovamento», ed ammonendo nuovamente sulle responsabilità della filiera. «È infatti difficile – spiega Gizzi – immaginare che una farmacia vista come mancante di intraprendenza e senso di responsabilità possa giocare un ruolo rilevante nel prossimo rinnovo del Patto per la Salute così come nella nuova governance del farmaco voluta dal ministro Grillo».

E da qui le due proposte: vivere o morire, o, nel caso della seconda, di che morte morire. «La prima – spiega – è quella di attendere passivamente di che morte morire», mentre, «la seconda è un repentino e assai tardivo cambio di atteggiamento da parte nostra confidando sulla sicura e dimostrata sensibilità sull’argomento della nuova dirigenza di Federfarma». A cui Gizzi tende  l’ennesima – mano: «Troviamoci tutti quanto prima, dichiariamo una disponibilità al confronto inevitabilmente accompagnata da una severa autocritica, magari in sede di Convenzione dove la remunerazione dovrà necessariamente essere trattata, in un unico tavolo con la dovuta importanza, all’interno dell’accordo e confidiamo nella sensibilità del Governo e delle Regioni. Spero che, ora che non abbiamo più un anno davanti, qualcuno risponda a questo ulteriore appello».

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