liberalizzazioni«Si scrive liberalizzazione, si legge monopolio. Non è un’affermazione antitetica, basta guardarsi in giro per capire che il primo passo verso la creazione di un monopolio è la liberalizzazione del settore». Ad affermarlo è Franco Ceccarelli, titolare dell’omonima farmacia a Monsummano Terme (Pt), secondo il quale «liberalizzando non si potrà certo impedire ad un solo soggetto di possedere più di una attività. Logico che questi soggetti, potranno porre in essere catene, come Boots o Dr Morris solo a titolo di esempio. Ed i piccoli? Potranno solo aggregarsi tra loro ma con l’inconveniente, se così possiamo definirlo, che a decidere le politiche da seguire ci saranno più teste, più contraddittorio, più democrazia, ergo minor efficienza e velocità nel cambiare se il mercato o fatti contingenti lo richiedessero». Secondo il farmacista, infatti, «le catene saranno sempre avanti e noi, intesi come farmacisti aggregati in qualche forma, a rincorrere. Anche perché, la storia, la nostra, ci insegna che a comandare, dirigere e determinare non siamo mai stati capaci di mandare i migliori di noi».
Ceccarelli si domanda quindi quali risultati abbiano avuto finora, a suo avviso, le liberalizzazioni: «In Norvegia oltre l’80% delle farmacie è di proprietà di solo 3 soggetti che stanno chiudendo gli esercizi meno remunerativi, quelli paragonabili alle nostre rurali sussidiate, tanto per intenderci. In Inghilterra, a fronte di catene ci sono pochissimi privati. E nelle catene ci sono prodotti a marchio, come nei nostri supermercati, con grave danno alle piccole aziende produttrici e alle diversità alimentari che hanno sempre fatto della nostra la nazione del cibo e delle eccellenze alimentari. Accadrà anche alle farmacie: ci sarà un ridimensionamento di quelle indipendenti, non legate e non di proprietà di catene. E un’omologazione, una riduzione delle referenze trattate perché ci saranno solo prodotti a marchio o prevalenza di prodotti a marchio».
Secondo il farmacista il tutto si risolverà in «un’ecatombe per la concorrenza vera, quella fatta oggi da tante farmacie private, e ieri dai tanti piccoli negozi di alimentari. Inizieranno i fallimenti. Poi, più attori di medie e grandi dimensioni si accorperanno, razionalizzeranno. In sostanza chiuderanno gli esercizi meno performanti dal loro punto di vista in nome di una migliore efficienza. Quindi i grandi gruppi si accorperanno tra di loro e si divideranno il mercato».

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