Un ruolo più ampio per i farmacisti di comunità nella riduzione degli impatti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute. È quanto emerge nel rapporto “Mitigare l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute: il ruolo dei farmacisti di comunità”, pubblicato dalla International pharmaceutical federation (Fip). Nel lavoro vengono presentati i risultati di un’indagine internazionale sulla consapevolezza e sui ruoli dei farmacisti di comunità relativi all’inquinamento atmosferico e alla salute respiratoria.

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Il potenziale inespresso dei farmacisti

Secondo quanto emerso dall’analisi dei risultati, tra i principali ruoli dei farmacisti territoriali, quello della cura delle vie respiratorie, che include il sostegno all’uso di medicinali non soggetti a prescrizione e la promozione farmaci. Nonostante tale possibilità, il rapporto evidenzia che solo il 5% dei farmacisti discute e gestisce gli impatti dell’inquinamento atmosferico sulla salute respiratoria. Tra gli elementi di risalto, i consigli sulla protezione dai pollini sono stati citati come i consigli preventivi più comuni, la consulenza sulla protezione dagli inquinanti interni ed esterni (ad esempio emissioni industriali o dei veicoli) è fornita dai farmacisti in meno della metà dei paesi e territori intervistati, con oltre un quinto dei farmacisti che non forniscono ancora alcun tipo di consulenza in questo settore. Nonostante ciò, il 92% dei farmacisti intervistati ha affermato che vogliono far evolvere il loro ruolo di consulenti di fiducia e fornire valore nel settore delle cure respiratorie e dell’inquinamento atmosferico.

Le barriere da rimuovere e l’assenza di formazione adeguata

L’indagine ha anche definito una serie di barriere che devono essere superate se si vuole che la professione sia in grado di esercitare il suo pieno potenziale in questo settore, la mancanza di formazione è la prima. Ad esempio, nel 50% dei paesi dove hanno risposto, i farmacisti non erano del tutto consapevoli del legame tra inquinamento atmosferico e risposta immunitaria alle infezioni virali. La mancanza di un modello di remunerazione adeguato si è classificata al secondo posto come barriera, seguita da restrizioni legali sull’esecuzione di screening e triage (17%). In effetti, il rapporto conclude che le farmacie comunitarie sono significativamente sottoutilizzate nello screening dei disturbi respiratori nel 95% dei paesi e territori che hanno risposto. Sono state inoltre rilevate lacune nella disponibilità di linee guida e standard per la pratica.

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