federfarma roma contarinaIl ddl concorrenza, che da mesi infiamma gli animi e sta proseguendo il suo iter in Parlamento, è destinato a segnare il futuro del settore. Accantonata, almeno apparentemente, l’intenzione di liberalizzare la fascia C, rimane la questione dell’ingresso dei capitali in farmacia, che potrebbe ridisegnarne gli assetti attuali. Il presidente di Federfarma Roma, Vittorio Contarina, ha lanciato la proposta, per fare fronte comune, di un unico grande gruppo italiano per la distribuzione dei farmaci. FarmaciaVirtuale.it lo ha intervistato per capire meglio come si potrebbe articolare.

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Dottor Contarina, perché questa proposta?

Se entrano le multinazionali in farmacia, con l’ingresso dei capitali consentito dal ddl concorrenza, per competere con loro bisognerà essere forti e uniti. Avere tante realtà di zona come adesso, frazionate tra loro, non è sufficiente per competere. Per questo ho chiesto ai gruppi italiani di mettere da parte l’individualismo e formare una nuova grande realtà in mano ai farmacisti. Ci sarà qualche posto dirigenziale in meno, occorrerà accantonare alcuni rancori del passato, ma per il bene della farmacia sono certo che in molti aderiranno. Con un unico grande gruppo, non per forza una cooperativa, c’è la possibilità di fare economie di scala, in termini di logistica e non solo, più fatturato, e di contare di più.

Come si potrebbe fare concretamente?

Se intanto ci fosse una dichiarazione di intenti dei principali gruppi di farmacisti e cooperative italiani, credo che a cascata vi aderirebbero anche gli altri. Il primo passo è quello. Poi, certo, non sarà facile portare avanti delle fusioni, ci saranno aspetti legali, realtà territoriali diverse e diversi modi di concepire la distribuzione, ma sono convinto che sia possibile. Una via potrebbe essere che si faccia un’assemblea straordinaria di FederFarmaco e Federfarma Servizi in cui mettere all’ordine del giorno la questione.

Lo crede davvero possibile?

Ovviamente bisogna avere la volontà politica di farlo. Darebbe la speranza alle farmacie italiane di competere e primeggiare; se uniti, si potrebbe avere la quota principale del mercato. Non lo credo solo possibile, credo che si debba fare per forza; è una questione di tempo, ma ci si arriverà comunque. Invece di subire questo cambiamento dal mercato, con l’acqua alla gola, sarebbe più produttivo portarlo avanti volontariamente da subito.

Quali tempi sono ipotizzabili?

La questione vera è quanto tempo abbiamo prima che sia troppo tardi. Credo che entro due-tre anni saremo al limite; entro questo tempo si può fare.

Perché i farmacisti dovrebbero aderire, quali sarebbero i vantaggi per loro?

I gruppi potrebbero avere vantaggi in termini di economie di scala, patrimoniali, e anche politici, contando di più. Per i farmacisti singoli, foraggiare le multinazionali sarebbe foraggiare soggetti estranei alla farmacia, chi potrebbe creare situazioni di monopolio aumentando i prezzi o, in eventuali casi di difficoltà, chi potrebbe anche entrare nella propria farmacia o in quella del vicino. Appoggiarsi invece a un gruppo di farmacisti significa sostenere chi ha a cuore il futuro della farmacia, della professione e dei pazienti.

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