Da alcuni mesi a questa parte il fenomeno delle carenze dei farmaci si è ritagliato ampio spazio sulle cronache dei giornali di categoria, ma anche su trasmissioni televisive per il grande pubblico e stampa generalista. Tra questi, un recente articolo apparso nell’inserto Salute del Corriere della Sera, dal titolo “Farmaci che spariscono”, con l’obiettivo di fare una panoramica sulla problematica. Servizio che non è passato inosservato a Michele Di Iorio, presidente uscente di Federfarma Napoli, il quale ha ribattuto inviando una missiva all’indirizzo del noto giornale. Ciò per il motivo che «non sono proposte soluzioni – spiega Di Iorio in un comunicato -, se non quelle, di tipo burocratico più che operative, che coinvolgono Aifa, Tribunale del malato, Regioni, Associazione dei distributori intermedi (Adf) ed altri soggetti coinvolti nella grave criticità della carenza di medicinali».
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A tal proposito, secondo quanto evidenzia Di Iorio «uno dei rimedi adottabili, per altro più volte proposto, per evitare che l’Italia continui ad essere l’outlet dei distributori farmaceutici di tutt’Europa è rappresentato dall’introduzione della pratica del dual price». Nello specifico, «con tale soluzione, già applicata con successo in altre paesi comunitari, l’Aifa attribuirebbe ai medicinali il prezzo medio europeo, salvo poi negoziare a ribasso con industrie e farmacie unicamente quello per il rimborso al Ssn tale da garantire la sostenibilità del bilancio pubblico. In forza di ciò, se un medicinale sarà prescritto a carico del SSN, lo stesso verrà ceduto al prezzo che garantisce la sostenibilità economica dettata dai tetti di bilancio, mentre se in vendita libera, avrà il prezzo medio europeo. Va inteso, che con cadenza ad esempio mensile (o semestrale o altro) condivisa tra industria, distributori e farmacie andrebbe ricalcolato il dare/avere derivante dal valore dei farmaci erogato a carico del SSN (prezzo negoziato) ed il valore dei farmaci erogati per vendite libere (prezzo europeo) con le relative compensazioni».
Inoltre, aggiunge Di Iorio, «con la pratica del dual price, le industrie farmaceutiche, i distributori intermedi europei e gli stessi farmacisti delle altre nazioni comunitarie non avranno più nessun interesse ad acquistare farmaci destinati al mercato italiano perché il prezzo non sarà più conveniente in quanto allineato alla media europea; così facendo il sistema si armonizzerebbe in maniera naturale e l’Italia recupererebbe quell’asimmetria tra domanda ed offerta che tanto penalizza i cittadini come dimostrato nell’inchiesta del Corriere della Sera». L’introduzione dunque consentirebbe «la reperibilità sarebbe garantita, senza aggravare i bilanci pubblici: coloro che vorranno continuare ad esportare, potranno continuare a farlo, rinunciando, però, ad un vantaggio loro offerto esclusivamente dalle inappropriate norme adottate in Italia relativamente alla determinazione del prezzo dei medicinali».
«L’Aifa fin dal 2011 – conclude Di Iorio – aveva affrontato il problema (come si evince dall’allegata nota) senza però trovare le condivisioni da parte degli altri attori della filiera per risolverlo. Questa, ritengo, sia la soluzione più semplice, efficace ed indolore. Non escludo possano essercene altre, l’importante è, ognuno per la propria parte, impegnarsi a trovarle».
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