La farmaceutica pubblica potrebbe registrare nel 2013 uno sfondamento complessivo di oltre 1 miliardo e mezzo. La previsione tendenziale sul possibile (e drammatico) extratetto delle pillole è dell’Aifa, che quota in 420.768 milioni lo sfondamento del tetto della spesa territoriale per una incidenza dell’11,7% sul Fsn contro il previsto 11,35%, mentre l’ospedaliera esploderebbe per 1,150 milioni di troppo, assorbendo il 4,6% del Fsn invece del prefissato 3,5%. Il dato – da trattare con le pinze, ma comunque inquietante anche se rivedibile al ribasso – è contenuto nel documento di «Monitoraggio della spesa farmaceutica regionale per il trimestre gennaio-marzo 2013», approdato all’esame del Cda dell’Authority il 20 giugno. Per quanto riguarda il primo trimestre dell’anno, il mix dei dati (rilevazioni Osmed, Dcr acquisite dall’Agenas, dati della tracciabilità e della distribuzione diretta e modelli Ce trasmessi dalle Regioni) evidenzia per la territoriale (convenzionata+distribuzione diretta in Fascia A+ticket ricetta) un avanzo rispetto al tetto programmato, al netto dei pay back, pari a 99 milioni: avanzo che potrebbe però essere eroso a fronte dei dati reali dell’incidenza della distribuzione diretta, per ora stimati per almeno metà delle Regioni. Diverso il caso dell’ospedaliera che risulta in “rosso” già dal primo trimestre, sia utilizzando come base di calcolo i flussi informativi ministeriali (da cui risulterebbe un extratetto di 129,1 milioni) che i Ce regionali: quest’ultima modalità, prevista dalla “spending review” (L. 135/2012), evidenzia un disavanzo assoluto di 241,6 milioni di euro. Effettuata invece sulla banca dati della tracciabilità del farmaco – alimentata dai dati di fatturazione delle aziende sugli acquisti effettuati dalle strutture pubbliche – l’analisi qualitativa sulla spesa non convenzionata, da cui emerge che le prime 30 categorie terapeutiche assorbono il 71,4% dell’intero capitolo di spesa. Primi in classifica per entità dell’esborso (154,5 milioni, 8,2% del totale) gli anticorpi monoclonali; secondi gli inibitori del fattore di necrosi tumorale (Tnf alfa) (129,0 milioni; 6,8%). Entrando nel dettaglio, emerge che sono solo 7 le Regioni in extratetto per la territoriale. Il dato più elevato in Sardegna, con una incidenza del 13,9% sul Fsn, rispetto all’11,35 programmato. Seguono la Sicilia al 12,9%, il Lazio al 12,4%, la Calabria (12,3%), la Campania (12,3%), l’Abruzzo (12%) e le Marche (11,5%). Débacle generalizzata, invece, sull’ospedaliera: la tracciabilità darebbe 7 Regioni in regola rispetto al tetto del 3,5% (Sicilia, Calabria, Molise, Lombardia, Campania, Trento e Valle d’Aosta) stando invece all’analisi sui Ce sarebbero solo in tre a salvarsi (Lombardia, Valle d’Aosta e Trento). Complessivamente, comunque, l’extratetto del trimestre si è attestato a un totale di 142,5 milioni di euro, corrispondente a un’incidenza 15,4% sul Fsn, contro il 14,85% programmato. Obiettivo raggiunto solo da 9 realtà territoriali, tutte del Nord (Liguria, Friuli, Emilia Romagna; Lombardia; Veneto; Bolzano; Valle d’Aosta e Trento): la miglior performance a Trento, con un avanzo di 9,3 milioni e una incidenza di appena l’11% sul Fsn; la prestazione peggiore in Sardegna, con un extratetto di 35,4 milioni e un’incidenza del 19,5%, 4,65 punti in più del dovuto. Brivido a fine anno. Risultati già preoccupanti che fanno da preludio alla valutazione tendenziale annuale da brivido di cui si è detto: in base ai dati disponibili ben 11 Regioni (Sardegna, Sicilia, Puglia, Lazio, Campania, Calabria, Abruzzo, Marche, Molise, Basilicata, Umbria) dovrebbero chiudere il 2013 con un extratetto della territoriale, anche se rivedibile al ribasso presa visione del pay-back a carico delle imprese. Peggio ancora per l’ospedaliera: nel tetto resisterebbero solo Valle d’Aosta e Trento. Il restyling dettato dalla “spending review” – che ha operato la redistribuzione dei tetti di spesa di settore, riducendo dal 13,1% all’11,35% del Fsn quello della territoriale e incrementando dal 2,4% al 3,5% quello dell’ospedaliera – non sembra aver risolto i problemi contabili del comparto. Soprattutto la territoriale, “incaprettata” dalla norma che ha incluso nel calcolo del tetto la distribuzione diretta di Fascia A e i ticket versati dai cittadini, rischia di rivelarsi un vero e proprio boomerang per le imprese: con il tetto all’osso, più ticket pagano i cittadini più aumenta l’extratetto e più cresce di conseguenza il ripiano, che è totalmente a carico della filiera (ai sensi della L. 222/2007, art. 5, c. 3, aziende farmaceutiche, grossisti e farmacisti contribuiscono in rapporto alle relative quote di spettanza sui prezzi dei medicinali, tenendo conto dell’incidenza della distribuzione diretta sulla spesa complessiva, mentre il ripiano dell’extratetto dell’ospedaliera compete per il 50% alle aziende e per l’altro 50% alle Regioni, ndr.). «Se queste stime saranno confermate si tratterebbe dell’ennesima, insostenibile tassa sull’industria farmaceutica: non più praticabile con l’ultima riduzione dei tetti di spesa oltre ogni ragionevole limite – commenta Enrico Hausermann, presidente Assogenerici -. Le aziende prima che qualcuno possa porre rimedio a questa stortura avranno già chiuso o ridimensionato drasticamente la propria presenza in questo Paese, che si tratti di genericiste o meno». «Inoltre proprio le genericiste, che contribuiscono a ridurre la spesa farmaceutica in virtù dei prezzi bassi imposti per legge – conclude Hausermann – sarebbero esposte al paradosso del meccanismo di ripiano imposto dalla L. 222/2007, che assegna a tutte le aziende lo stesso tasso di crescita in rapporto alla spesa Ssn dell’anno prima». Stesse ansietà dal fronte dei produttori di originator, che a inizio aprile – è il caso di ricordarlo – erano già state costrette a ingoiare l’amara sorpresa di una sforbiciata del 18,8% ai budget aziendali (circa 800 milioni in meno rispetto al 2012) come conseguenza del calcolo del “budget company” annuale provvisorio della spesa farmaceutica ospedaliera fatto a norma di legge, ovvero utilizzando i Ce regionali che registrano valori di spesa decisamente più bassi rispetto alla tracciabilità dettata dai fatturati d’azienda. «Sono esterrefatto da questi numeri: abbiamo chiesto l’accesso ai dati ma ci è stato negato, dunque non siamo in grado di capire quanto sono attendibili. Ne prendiamo atto e faremo le valutazioni del caso. Comunque è un modo per far pagare alle aziende altre inefficienze. Del resto ancora non ci sono stati dati i numeri puntuali della spesa su cui è stato calcolato il budget dell’ospedaliera, che rimane un argomento aperto» – dice Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria -. «La stima sulla spesa tendenziale è inquietante. È una follia. Ed è una follia che ricomprendendo il ticket nel tetto di spesa si facciano pagare alle aziende spese già sostenute dai cittadini e non dallo Stato – conclude Scaccabarozzi -. La convenzionata continua a scendere; e anche l’ospedale non cresce più, mentre lo Stato va in cassa due volte. Non vorrei che si passasse dall’assistenzialismo statale del passato all’assistenzialismo privato, facendo pagare alle imprese quello che lo Stato non riesce a dare alle Regioni». Sara Todaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
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