Libertà di adesione, finestra disoccupazione e ridistribuzione dello 0,90%: sono i punti cardine che secondo la Federazione nazionale associazioni farmacisti non titolari (Conasfa), meritano una particolare attenzione nel dibattito interno alla categoria. Per il primo, relativo alla libertà di adesione, il Conasfa ritiene che alcune sottocategorie di farmacisti iscritti all’Enpaf potrebbero sicuramente ottenere dei benefici derivanti dalla possibilità di concedere la libertà di scegliere se iscriversi o meno all’ente previdenziale. Un altro punto evidenziato riguarda la disoccupazione involontaria, secondo cui tale possibilità «è molto elevata rispetto al passato». In questo senso, spiega il Conasfa, «le assunzioni possono durare per brevi periodi e/o frazionati nell’arco dell’anno anche dopo la scadenza della finestra e il “mancato raggiungimento” del periodo di occupazione (almeno 6 mesi e 1 giorno) porta allo slittamento alla quota di contribuzione del 50% (ora € 2.300,00). Gioco forza non pochi farmacisti si cancellano dall’Albo». In tal caso, «la lotta di Conasfa per abrogare la “finestra”, purtroppo ha raggiunto solo l’estensione temporale della finestra stessa da 5 a 7 anni, oramai decaduta».

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Un ulteriore aspetto considerato dal sindacato è relativo allo 0,90% trattenuto sulla distinta contabile delle farmacie, in favore dell’Enpaf, e che, secondo il Conasfa, «queste quote sono alimentate sia dal lavoro del farmacista titolare sia dal lavoro del farmacista dipendente», al punto da ritenere che sia corretta «la ridistribuzione a tutte le categorie iscritte all’ente per la determinazione della prestazione previdenziale».

In ultimo, le considerazioni del Conasfa riguardano i possibili scenari futuri. Il primo ipotizza lo svincolo dall’obbligatorietà dell’iscrizione all’Enpaf: «Condividiamo e appoggiamo il principio, ma dobbiamo definire il vero interlocutore cui rivolgersi: il “Politico” in Parlamento, luogo dove può essere modificato il comma della legge di riferimento (T.U. 1946). In dieci anni di attività CONASFA ha verificato: 1.1) dai Partiti politici (inclusi i farmacisti in Parlamento) non sono avvenute azioni parlamentari sostanziali, sia di maggioranza sia trasversali tra le forze politiche. 1.2) L’iniziativa che possa unire le categorie dei Farmacisti, Medici e Veterinari è assai improbabile causa realtà e interessi diversi nelle varie casse professionali». Il secondo riguarda eventuali modifiche al regolamento Enpaf, ovvero «l’allungamento per un biennio della finestra di disoccupazione è stato il miglior risultato ottenuto, altre proposte sono sempre state osteggiate dai ministeri di controllo competenti (Lavoro e Sociale, Salute e Finanze)». Il terzo, infine, riguarda l’assemblea generale dell’Enpaf: «È formata dai Presidenti degli Ordini. Ordini presieduti nella stragrande maggioranza dai “farmacisti Titolari”. Da questi ultimi, azioni significative sul tema non sono mai state valutate attentamente e portate in Assemblea pur conoscendo le realtà territoriali».

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