«Se il Ministro andrà alla firma della legge, così come è stata formulata, saremo l’unico paese al mondo in cui la ricetta elettronica veterinaria diventa obbligatoria anche per gli animali d’affezione con l’aggravante che, in nessun caso, è prevista la possibilità di redigerne una tradizionale cartacea che rimane solo ed esclusivamente per la prescrizione di sostanze stupefacenti». È quanto sostiene il Sindacato italiano veterinari liberi professionisti (Sivelp), in un comunicato pubblicato poche ore prima della firma, da parte del ministro della Salute, del decreto attuativo relativo all’implementazione della ricetta elettronica veterinaria dematerializzata.
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Già lo scorso novembre il sindacato, per voce del suo segretario Angelo Troi, aveva avanzato dubbi sull’efficacia della ricetta elettronica veterinaria. In particolare, il dirigente aveva fatto notare che «siamo i primi in Europa a prevedere un obbligo di ricetta elettronica veterinaria ed il messaggio all’opinione pubblica è incentrato sulla soluzione al problema antibiotico-resistenza. Eppure i farmaci veterinari non sono tutti antibiotici».
Anche in questa occasione, il sindacato, oltre a sottolineare l’iniquità di una legge che penalizzerebbe gli animali di affezione, evidenzia che «gli unici due paesi europei che si sono dotati di normativa sulla ricetta elettronica in campo veterinario sono il Portogallo, che ha saggiamente affiancato al modulo dematerializzato quello tradizionale cartaceo, e più recentemente la Spagna che, con regio decreto, ha confermato la proposta del ministero Agricolo di attivare la ricetta elettronica veterinaria solo per gli animali destinati alla produzione di alimenti e limitatamente agli antibiotici, lasciando peraltro ben un mese di tempo al veterinario prescrittore per redigere la documentazione richiesta». Il Sivelp evidenzia quindi che «gli animali d’affezione, come è logico e razionale, vengono lasciati completamente fuori dalla normativa in essere».
Da qui, l’appello al ministro della Salute: «Il Sivelp chiede, ancora una volta, che la normativa prevista in questa legge inopportuna, per usare un eufemismo, venga decisamente cambiata allineando il nostro paese ai paesi europei che non ne hanno sentito l’esigenza (la maggioranza assoluta), ne recepiscono pure l’impatto sulla spesa pubblica e a quei pochissimi che hanno legiferato, ma con giudizio, in materia».
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