antibioticiNei giorni scorsi dagli Usa la notizia di una donna colpita da un batterio capace di resistere a tutti gli antibiotici che la medicina di oggi abbia a disposizione ha fatto il giro del mondo. Da tempo, d’altra parte, si moltiplicano gli studi che sottolineano come nei prossimi decenni il problema dei batteri ultra-resistenti rappresenterà una delle principali battaglie per i sistemi sanitari di tutto il pianeta. E anche organizzazioni internazionali come l’Oms hanno lanciato l’allarme.
La trasmissione di Rai Tre Report ha dedicato al tema la puntata di domenica 29 maggio. La giornalista Sabrina Giannini, in un servizio intitolato “Resistenza passiva”, ha spiegato quali siano i contorni di quella che viene definita «l’apocalisse antibiotica». La politica mondiale ha d’altra parte messo già da tempo in guardia in merito al «sopravvento di alcuni batteri che annienteranno parte della popolazione». Nel mirino, però, c’è proprio l’azione dei decisori politici, che secondo Report non stanno aggredendo nel modo giusto il problema. Quest’ultimo infatti nasce soprattutto dall’alimentazione, ed in particolare dagli allevamenti intensivi, nei quali l’utilizzo di antibiotici è stato per decenni, ed è tuttora, particolarmente elevato. Si calcola che proprio nel bestiame allevato finisca circa il 70% di tutti i farmaci antibiotici prodotti nel mondo.
Se non si agirà in tempo, il risultato potrebbe essere una vera e propria pandemia: si parla di ben 10 milioni di vittime a livello globale nel 2050, con i super-batteri che diventerebbero così più pericolosi delle forme tumorali. Alcuni Paesi però si stanno attrezzando, ad esempio adottando misure per tentare di ridurre i rischi di infezioni all’interno degli ospedali (è il caso ad esempio di Danimarca e Olanda). Ma occorre fare molto di più, soprattutto in nazioni come l’Italia, che presenta uno dei tassi di resistenza da parte dei batteri tra i più elevati in Europa. Serve soprattutto un cambiamento di mentalità: l’utilizzo troppo disinvolto di antibiotici sta infatti facendo proliferare il numero di batteri immuni al trattamento farmacologico.

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