poverta-sanitaria-mandelliDopo il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, anche Andrea Mandelli, presidente della Fofi, esprime la propria opinione sulla povertà sanitaria, nel corso della trasmissione radiofonica “Obiettivo Radio 1”.

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«Ormai diamo per scontata la possibilità di accedere senza condizioni alle cure di cui abbiamo bisogno – spiega Mandelli – ed è merito del nostro Servizio Sanitario Nazionale universalistico. Dopo quarant’anni, però, anche questo istituto – un’eccellenza a livello mondiale – sta entrando in crisi».

Secondo il dirigente «tutte le indagini e i rapporti, quelli dell’Istat e dell’Osservatorio del Banco Farmaceutico come quelli di Cittadinanzattiva, testimoniamo di un numero crescente di cittadini che devono rinunciare alle cure, a causa della lunghezza delle liste di attesa, sono circa 2 milioni, e soprattutto per ragioni economiche: circa 4 milioni». «In questa situazione – prosegue – chi può ricorre a prestazione private, e difatti la spesa sanitaria “out of pocket” è cresciuta del 9,6% dal 2013 al 2017, toccando 37,3 miliardi. Certamente occorre aumentare le risorse pubbliche destinate alla sanità, che da tempo oscillano attorno al 6,5-6,8% del PIL, ma  bisogna anche procedere a un ripensamento dell’assistenza pur mantenendo fermi i principi di inclusione e di universalità».

Sebbene si abbia a che fare con una «congiuntura economica sfavorevole», secondo Mandelli sarebbero altri gli elementi che determinano la crescita della spesa sanitaria, tra cui «l’aumento dell’aspettativa di vita, il conseguente aumento delle malattie croniche, così come il crescente flusso di innovazioni in campo farmacologico e tecnologico». Per questo motivo, spiega, «non esiste una soluzione unica per salvaguardare il nostro modello sanitario, ma occorre agire su più fronti. Si deve riorganizzare l’assistenza per affrontare le patologie croniche sul territorio, così da ridurre le acuzie e la progressione della malattia, evitando quindi il ricorso all’ospedale e a cure di secondo livello intrinsecamente più costose».

In aggiunta a ciò, tra le possibili soluzioni vi è quella di «operare sul piano della prevenzione e dell’educazione sanitaria: giustamente si parla di empowerment del cittadino, ma questo significa anche promuovere abitudini corrette, come l’abbandono di fumo e abuso di alcol, e l’attività fisica».

«Misure che – conclude – chiunque può attuare a costo zero, anzi risparmiando direttamente. E anche la crescente spesa privata potrebbe essere razionalizzata, trasformandola in un secondo pilastro per il finanziamento delle cure: sono possibili diverse soluzioni, dalle polizze alle mutue». Secondo Mandelli solo intervenendo in tal senso si potrà salvaguardare il futuro del Servizio Sanitario Nazionale.

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