Un sondaggio pubblicato da Omeoimprese, associazione delle aziende che in Italia producono e distribuiscono farmaci omeopatici, ha cercato di far luce sul rapporto tra omeopatia e comunità medico scientifica. Ciò evidenziando che «in Italia – si legge -, un quinto dei medici di famiglia prescrive farmaci omeopatici. Il 60% circa degli intervistati, li utilizza per curarsi ma chiede maggiore informazione su posologia e indicazioni terapeutiche, elemento che favorirebbe una maggiore conoscenza». Tale dato va a conferma che «la reputazione dell’omeopatia fra gli “addetti ai lavori” è piuttosto buona».

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Da un lato «i medici che prescrivono medicinali omeopatici ne apprezzano la naturalità (36%) e la complementarietà con l’allopatia (20%)». Mentre, dall’altro, «se i primi sostenitori dell’omeopatia sono i farmacisti italiani, sicuramente un punto di riferimento importante per i pazienti nel caso di lievi problemi di salute, anche i medici, i docenti universitari e i giornalisti scientifici dichiarano di apprezzare l’omeopatia per la sua efficacia (15%)».

«I risultati della ricerca – spiega Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese – sono buoni e forniscono al comparto e alle Istituzioni Sanitarie indicazioni preziose sul futuro di questa disciplina. L’omeopatia in Italia è apprezzata dai pazienti, così come dalla comunità scientifica. Il nostro è il terzo mercato europeo dopo Francia e Germania e il processo di regolamentazione in atto, frutto del recepimento da parte delle Istituzioni nazionali di direttive europee, ci consente di avvicinarci agli standard di moltissimi altri Paesi europei per quanto riguarda il riconoscimento dell’omeopatia. In Italia, invece, troppo spesso se ne parla con pregiudizio soprattutto quando accadono – fortunatamente molto di rado – spiacevoli fatti di cronaca e la superficialità del nostro modello di comunicazione confonde il valore del farmaco e le modalità di utilizzo».

Nel settembre del 2018, come riportato da FarmaciaVirtuale.it ai propri lettori, undici associazioni e società scientifiche italiane avevano riferito che in Australia un importante istituto di ricerca medica aveva «ammesso di aver manipolato i dati sull’omeopatia», ritenendo che contro l’omeopatia esistono dati falsati e report definiti «ostili». Ad affermarlo erano state la Fiamo, Amiot, Smb Italia, Luimo, Fondazione Negro, Sima, Siomi, Apo, Siov, Aipma e Omeomefar. Secondo le sigle, l’analisi, intitolata “Ultra diluizioni di Rhus Toxicodendron hanno attenuato le citochine pro infiammatorie e i mediatori ROS del dolore neuropatico nei ratti”, aveva dimostrato «non solo l’efficacia del farmaco omeopatico, con effetti biologici statisticamente significativi nell’alleviare il dolore neuropatico negli animali da laboratorio, ma che l’azione indotta è stata simile all’effetto del “Gabapentin”, farmaco convenzionale molto usato, con la differenza sostanziale che il medicinale omeopatico è risultato privo di effetti collaterali, e quindi più sicuro».

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