«L’omeopatia è la migliore alleata dei farmacisti. La qualità e assenza di effetti collaterali, la naturalità e l’efficacia dei prodotti favoriscono, nell’84,5% dei casi, il consiglio di questi farmaci per prevenire le patologie più comuni». È quanto emerge dal campione statistico preso in esame da Silvia Figini, docente di statistica economica presso l’Università degli Studi di Pavia e da Alfredo Sassi, Ceo di H-Ventures, docente a contratto di Big data e modelli computazionali per il marketing presso l’ateneo pavese, autori dell’indagine “L’Omeopatia in Italia. Analisi dell’andamento del comparto omeopatico pre, durante e post-pandemia nelle farmacie italiane” presentata il 5 giugno 2023 all’Università degli Studi di Pavia, insieme a Omeoimprese, associazione che in Italia rappresenta le aziende del comparto, alla presenza della Fondazione Guido Muralti.

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Andamento dell’omeopatia in Italia

Secondo quanto evidenziato dai ricercatori «nel periodo pandemico 2020-2021, mentre le farmacie italiane hanno sofferto sia in termini di volumi di vendita, sia di fatturati totali – escludendo i tamponi –, il mercato dell’omeopatia ha fatto registrare un calo contenuto in termini di unità e di valori, mentre il 2021 è stato un anno di sostanziale tenuta rispetto al precedente, soprattutto nei grandi comuni del Centro e del Nord Italia. Ma non solo: il 56% del campione intervistato ha dichiarato che durante la pandemia ha raccolto un numero di richieste di omeopatici da parte dei clienti pari, se non addirittura superiore, al periodo pre-Covid». Dunque, «i farmacisti hanno fiducia nelle medicine naturali: il 76,5% ha dichiarato di aver consigliato i prodotti omeopatici come prima, o addirittura di più (11,5%), nel corso della pandemia. E il trend non sembra destinato a cambiare: il 91,5% sostiene che nel post-Covid continua e continuerà a proporre i farmaci omeopatici ai propri clienti».

Lo studio che analizza l’utilizzo dei prodotti omeopatici

I ricercatori hanno evidenziato che «dallo studio si evince come i farmaci complementari vengano utilizzati per la prevenzione (84,5% del campione) e per la cura (85,5%). Il 61,5% dei farmacisti intervistati arriva addirittura a privilegiare l’omeopatia rispetto all’allopatia per alcune patologie che consentono questo tipo di scelta. Il 95,5% delle farmacie ha clienti che usano prodotti omeopatici per bambini in età pediatrica. Chi ricorre ai farmaci naturali lo fa per se stesso e per la propria famiglia (84%). Perché i medicinali omeopatici vengano consigliati con efficacia, occorre formazione: i farmacisti chiedono più corsi di aggiornamento verticali (68,5% dei professionisti), soprattutto ora che la fase acuta della pandemia sembra superata e vi è meno pressione sulle farmacie».

Racca (Federfarma Lombardia): «Omeopatia settore importante per le farmacie»

Secondo Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, «l’omeopatia rappresenta un settore importante per le farmacie, che ne seguono con interesse l’evoluzione e si impegnano a trasferire una corretta informazione al paziente, a consigliarlo e assisterlo al meglio nel trovare la soluzione più adeguata ai propri problemi di salute».

Mancanza di indicazioni terapeutiche sulle confezioni

Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, ha ricordato che «è un caso prevalentemente italiano quello della mancanza di indicazioni terapeutiche sulle confezioni». Per Gorga si tratta di «un’anomalia legislativa a cui stiamo cercando di porre rimedio nel dialogo fra il comparto e le istituzioni sanitarie. L’omeopatia è una disciplina medica regolamentata da leggi dello Stato che si rifanno a direttive europee, pienamente recepite in altri paesi, Francia e Germania in testa. In Italia, invece, il quadro normativo è molto restrittivo, a differenza di altrove. Se da un lato i farmaci omeopatici, dal punto di vista regolatorio, sono comparati dall’Aifa agli allopatici, dall’altro abbiamo la grande contraddizione dell’assenza di indicazioni terapeutiche, o almeno di campi di applicazione da poter citare sulla confezione».

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