Michela Rostan, parlamentare appartenente al gruppo “Liberi e Uguali”, ha depositato un’interrogazione scritta al ministero della Salute, in merito alla possibilità di estendere la vendita dei medicinali di fascia C con obbligo di ricetta, a carico del cittadino, anche agli esercizi di vicinato. A darne notizia è Ivan Giuseppe Ruggiero, dell’associazione Libere parafarmacie italiane (Lpi). Nell’interrogazione a risposta immediata, presentata nella seduta n. 117 di mercoledì 30 gennaio 2019, la parlamentare evidenzia come «i farmaci di classe “C” sono talmente diffusi che ogni anno fanno spendere agli italiani 3 miliardi di euro, in media 180 euro a famiglia, vale a dire il 36 per cento della spesa farmaceutica privata», rimarcando che «se i farmaci di classe “C” fossero venduti anche nelle parafarmacie si potrebbe garantire, per effetto della concorrenza, un risparmio annuo che va da 450 milioni a 890 milioni di euro, con un risparmio a famiglia da 27 euro a 53,45 euro all’anno» oltre che «con l’ingresso in parafarmacia dei farmaci di classe “C” si stima l’apertura di circa 4000 nuove aziende in tre anni e la creazione di 6 mila posti di lavoro».

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A rispondere all’interrogazione è l’Ufficio legislativo, il quale ha sottolineato che il ministro della Salute «tra le prime iniziative avviate all’inizio del suo mandato, ha istituito il Tavolo sulla governance farmaceutica che ha prodotto e sottoposto al Ministro, nell’autunno scorso, un documento programmatico in materia, che a sua volta il Ministro ha prontamente sottoposto all’Aifa, per l’avvio delle iniziative attuative e dei relativi provvedimenti». Tale documento sulla governance, sottolinea, «affronta la materia del Prontuario farmaceutico nazionale, precisando che tale mission può essere realizzata con attività ordinaria e continuativa e che tale revisione può riguardare l’intero prontuario o essere effettuata per gruppi terapeutici». A tal proposito, il Ministro ha reso noto di aver chiesto all’Aifa di avviare una ricognizione che «le consenta di avere contezza dei medicinali che, per categorie terapeutiche omogenee, non sono allo stato a carico del Ssn – nel senso che sono classificati come fascia C», ciò al fine di «poter avviare approfondimenti e valutazioni, funzionali a nuove strategie politiche per la materia dei farmaci».

In merito alla possibilità di vendita dei medicinali di fascia A, erogabili previa presentazione di ricetta medica, anche negli esercizi di vicinato, il Ministero ha fatto sapere che «atteso che la complessa materia non costituisce specifico oggetto del contratto di Governo, e come è noto si caratterizza come un cambiamento strutturale del sistema della dispensazione e dell’erogazione dei medicinali, è intenzione del ministro della Salute avviare ogni necessario approfondimento e confronto istituzionale ai fini delle valutazioni da assumere».

Ivan Giuseppe Ruggiero, presidente Lpi, ha ritenuto opportuno sottolineare che «il ministero della Salute parla di farmaci di fascia A e la vendita degli stessi nelle parafarmacie, passaggio che fa sorgere un “equivoco” perché nel Question time presentato da Leu e dall’On. Rostan, non era prevista questa domanda». Il dirigente specifica che, a suo avviso, «su questo punto, comunque il Ministro, anche se non interrogato in merito all’istituzione di una “farmacia non convenzionata”, si prefigge di avviare un lavoro di approfondimento e confronto istituzionale ai fini delle valutazioni da assumere». Inoltre, con riferimento al delisting, Ruggiero specifica che «è una misura che prende origine dal Decreto Monti, quindi è legge, ma è fermo da 5 anni quindi è un dovere da parte del ministero della Salute e dell’Aifa, provvedere a ripristinare con una certa cadenza la revisione del prontuario di fascia C», ricordando la recente iniziativa relativa alla presentazione di un’apposita interrogazione depositata al ministro della Salute.

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