Delisting e servizi in parafarmacia«Non è possibile che non ci siano regole precise in questo senso, giacché la revisione del prontuario è fondamentale per liberare risorse, favorendo i cittadini sulle loro spese sanitarie private e portando benefici su un sistema economico generale». E’ sulla base di questo parere che Lpi, sindacato in rappresentanza delle parafarmacie, torna a far sentire la propria voce sul tema del delisting farmaci. Come noto, l’articolo 32 del decreto-legge “Salva-Italia”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 aprile 2012, istituisce una specifica lista contenente i nomi dei farmaci a cui viene riconosciuta la possibilità di vendita senza ricetta anche nelle parafarmacie. Farmaci che sono stati inseriti in tale lista a seguito delle valutazioni tecniche compiute dall’Agenzia italiana del farmaco. Secondo Ivan Giuseppe Ruggiero, presidente dell’associazione sindacale, la revisione di tale lista non avviene con regolarità, spiegando che «ho interrogato il ministro affinché faccia chiarezza su questa lacuna e ho proposto anche di creare una tempistica di revisione del prontuario di fascia C, al 31 dicembre di ogni anno».

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Non è la prima volta che il dirigente interviene in tal senso. Nell’ottobre 2017 aveva scritto all’allora ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, spiegando che «il delisting è l’unica strada per contenere la spesa farmaceutica» e che «proposte come il delisting sarebbero le uniche a essere efficienti, per contenere e abbassare la spesa pubblica e privata».

L’interrogazione presentata tocca anche l’aspetto dei servizi in parafarmacia, tra cui «esami di prima istanza, screening, cup, come centri di erogazione in Ssn di ausili per incontinenza, per diabetici, celiaci e tutti i prodotti previsti dall’assistenza sanitaria integrativa e protesica inseriti nei livelli essenziali di assistenza». In questa occasione, Ruggiero ha sottolineato che «regna una confusione normativa a livello delle singole Regioni, dove non esiste una “uniformità” dei protocolli». Ciò alla luce del fatto che «diverse regioni d’Italia hanno deliberato a favore dei servizi suddetti e da anni le parafarmacie sono punti di riferimento sul territorio», considerando anche «molte Regioni che non si sono uniformate, insieme alle loro Asl locali. In queste Regioni le parafarmacie non possono essere utilizzate per prenotare una semplice visita specialistica, figuriamoci tutti gli altri servizi».

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