fascia cLa nota catena di supermercati Conad ha lanciato una petizione online (sul sito www.liberalizziamoci.it) con l’obiettivo di mobilitare il maggior numero di cittadini possibile a favore della liberalizzazione dei farmaci di fascia C. Come noto, questi ultimi sono stati oggetto di una discussione in Parlamento negli ultimi mesi, nell’ambito del Ddl Concorrenza. Alla fine, la Camera ha deciso di mantenere tale fascia di medicinali in farmacia, il che ha scontentato fortemente parafarmacie e grande distribuzione.
Di qui la scelta di lanciare la petizione: «Una dinamica concorrenziale – spiega Conad in un dossier pubblicato sul web – porterebbe a un taglio dei prezzi dei medicinali a carico del cittadino, con stime che vanno dai 500 ai quasi 900 milioni di euro all’anno, e con effetti benefici sul pricing di tutti gli altri medicinali di automedicazione già venduti fuori dalle farmacie. Solo Conad stima che la possibilità di vendere nelle sue parafarmacie i farmaci di fascia C con ricetta porterebbe a un ulteriore risparmio per i suoi clienti di oltre 3 milioni di euro all’anno». La catena di supermercati cita anche le dichiarazioni rese da Franca Braga, responsabile alimentazione e salute di Altroconsumo, al settimanale Panorama, nel settembre 2015: «La liberalizzazione che c’è già stata ha avuto all’inizio un chiaro risultato positivo. Il problema è che non può portare più lontano di tanto, dal momento che il 90% dei farmaci continua a essere venduto nelle farmacie. Se non si libera la vendita dei farmaci in fascia C con ricetta, che rappresenta una fetta consistente del mercato, i benefici resteranno contenuti. Abbiamo calcolato che i mancati risparmi della liberalizzazione ammontano a 500 milioni di euro».
«Più punti vendita distribuiti sul territorio con orari più flessibili – prosegue la Conad – comporta un più facile accesso alle cure. Ma proprio da qui prende le mosse l’accusa che spesso viene rivolta ai fautori della spinta liberalizzatrice: un maggiore accesso ai medicinali accresce il rischio di abuso per i consumatori?». Secondo l’azienda, che cita Assosalute, l’associazione di produttori dei medicinali di automedicazione, non è affatto così. Quanto alle ricadute negative per le farmacie, in caso di liberalizzazione della fascia C, la società scrive che «secondo l’Istituto Leoni, tali farmaci rappresentano meno del 17% del fatturato totale delle farmacie: la condivisione di tale “fetta di mercato” con una più ampia rete di distribuzione, pertanto, non pare poter attentare in alcun modo alla sostenibilità del “sistema farmacia”».
A replicare all’iniziativa della società è Pasquale Sechi, presidente di Federfarma Oristano, che ha reagito in modo nettamente negativo: «Ho visto un poster preparato dalla Conad in cui si lancia una “petizione” e si chiede di firmarla. Dovrei aggiornare le mie certezze sul concetto di petizione: normalmente si fanno per scopi umanitari e per un bene comune. Stavolta la vedo usata per ottenere un vantaggio diretto e personale per se stessi. Gli amici farmacisti che pensano di trovare un alleato sono invitati a riflettere con serenità. La petizione non è fatta per loro e tantomeno per i cittadini. Il farmacista vero dispensa salute».

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