«Invitiamo tutti a non votare, qui ne va della democrazia». È quanto rilevano i farmacisti Pasquale Sechi, Luigi Vito Sauro, Alfredo Orlandi e Roberto Grubissa, riuniti sotto la sigla “Farmacisti Rurali d’Italia”, in seguito all’annuncio da parte di Federfarma della volontà di rinnovare il consiglio di presidenza mediante votazioni effettuate con modalità online da remoto. «Perché la comunicazione è arrivata all’ultimo momento – spiegano i farmacisti -, le modalità per partecipare sono estremamente macchinose ed escluderanno molti e l’online, di fatto, non offre nessuna garanzia». Il malumore si aggiunge ad altri dissapori derivanti da «tante illusorie promesse – rilevano i farmacisti – sulla remunerazione e sulla convenzione, le fantasticherie sulla Dpc uguale per tutti su base nazionale».

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«Abbiamo sopportato – si legge nella nota – il vagheggiamento su un nuovo modello di farmacia che avrebbe dovuto aprire competenze nuove e performanti, oltre alla chimera di una farmacia rurale rafforzata e finalmente in grado di competere alla pari con le altre per prestazioni assistenziali. Abbiamo sopportato un’idea di comunicazione e immagine che avrebbe dovuto portare la farmacia ad inimmaginabili traguardi. Abbiamo sopportato l’abilità di una dirigenza di “chiudere” un organo statutario come il Consiglio delle Regioni pur mantenendolo aperto, la più totale mancanza di riguardo verso la nostra categoria dimostrata dal commissario nazionale dal quale, al contrario, ci saremmo invece aspettati parole di stima e di elogio verso chi, dai borghi più piccoli alle grandi città, ha sempre continuato a compiere proprio dovere anche nei momenti più difficili. Abbiamo sopportato anche di venire garbatamente messi all’angolo in merito alla prossima futura campagna di vaccinazioni per la popolazione, come di non venire considerati come aventi diritto al bonus di 50 crediti Ecm al pari degli altri operatori sanitari».

Da qui, l’appello ai farmacisti: «Adesso basta! La comunicazione all’ultimo momento di una votazione fissata per l’11 giugno 2020, che avverrà senza nessun confronto preliminare, come in qualsiasi democrazia, senza condivisioni né dibattiti, volta solo ad assicurare, e senza vergogna alcuna, le poltrone in un consiglio che di consiglio ha molto poco, proprio non la possiamo sopportare. Non ci piacciono nemmeno, né crediamo giovino alla democrazia, le voci che si susseguono relative a candidature di componenti in Consiglio Sunifar con indiretta vicinanza alle parafarmacie e a partiti politici i quali, siamo convinti, dovrebbero dialogare con tutti super partes. Tutto questo è inaccettabile! Lo è per noi e speriamo lo sia anche per i tanti colleghi che, non riusciamo a comprendere come, sino ad oggi sono stati sproporzionatamente accondiscendenti verso una dirigenza che si è completamente dimenticata dei caratteri rurali, quindi delle fragilità e delle differenti necessità, di tante farmacia italiane».

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