enpafSopprimere il contributo dello 0,90% a carico delle farmacie. E abolire l’iscrizione obbligatoria per tutti gli appartenenti all’Albo, mantenendola soltanto per chi è privo di altra previdenza. Sono le principali proposte sulla riforma dell’Enpaf che Federfarma mette sul tappeto dopo l’incontro della settimana scorsa tra i vertici dell’ente e le sigle di categoria. A ufficializzarle provvede una lettera trasmessa oggi all’istituto di previdenza e firmata dal presidente del sindacato, Annarosa Racca.

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La missiva non fa altro che riepilogare e integrare le considerazioni già avanzate da Federfarma al tavolo del 3 aprile. Confermato, per esempio, il sostegno all’apertura di un «tavolo di concertazione» dedicato alle questioni previdenziali «da convocare periodicamente». Semaforo verde anche a un’altra delle ipotesi emerse dall’incontro di lunedì, quella di “alleggerimenti” contributivi a vantaggio di disoccupati, contratti atipici e pensionati Enpaf, «a condizione» avverte però la lettera «che non scattino compensazioni tali da aggravare la già onerosa situazione contributiva dei titolari e dei loro familiari».

Per il sindacato, in ogni caso, questo sarebbe soltanto il primo step: se si vorrà realmente mettere mano a un aggiornamento del sistema previdenziale, serviranno altri interventi. Soprattutto, è da valutare la ristrutturazione di tutta l’impalcatura contributiva: si potrebbe sopprimere «la disposizione che obbliga gli iscritti agli Albi alla contestuale iscrizione all’Ente di previdenza», in modo da lasciare l’adesione obbligatoria ai soli iscritti agli Albi «privi di altra copertura previdenziale» come titolari di farmacia, soci, collaboratori familiari e associati in partecipazione. Poi sarebbe opportuno avviare una riflessione «di natura giuridico-attuariale sulle prospettive previdenziali assicurate dal passaggio a un sistema di tipo “contributivo”», grazie al quale giungere anche «in prospettiva», alla soppressione del contributo dello 0,90% a carico dei titolari. Un auspicio, avverte in conclusione Federfarma, che non significa disconoscere all’Enpaf il merito di «aver sostanzialmente contenuto l’incremento della pressione contributiva nei confronti degli iscritti nell’attuale sistema a contribuzione fissa».

via Federfarma.it

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