Il prossimo 4 marzo si terranno le elezioni politiche nazionali, alle quali si affiancheranno quelle per il rinnovo delle presidenze delle Regioni Lazio e Lombardia. In quest’ultima, Federfarma ha incontrato due dei candidati: Giorgio Gori del Partito democratico e Dario Violi del Movimento 5 Stelle. Quest’ultimo, in particolare, ha fatto sapere – secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Askanews – di essere «fermamente contrario» alle liberalizzazioni nel settore, poiché esse «ammazzano la professionalità e la competenza».
FarmaciaVirtuale.it ha ascoltato in merito l’opinione di Marco Cetini, farmacista ed ex candidato al consiglio comunale di Torino, che ha innanzitutto ribadito: «La farmacia è un presidio territoriale parte integrante del Servizio Sanitario. Pertanto è comprensibile che le organizzazioni sindacali di settore siano interessate ad incontrare i candidati alla presidenza delle Regioni. È quindi legittimo e condivisibile che il candidato del Pd, coalizione di centrosinistra, e quello del M5S sottolineino il loro impegno per la valorizzazione del ruolo socio sanitario crescente delle farmacie, anche se Violi entra in un dettaglio, quello della “dose unica”, che risulta poco attuabile, considerate le conseguenze sul rapporto costi prodotto/beneficio». Quanto al tema delle liberalizzazioni, Cetini evidenzia che «stando alle notizie riportate dalle agenzie di stampa, lo stesso Violi, affermando di essere fermamente contrario ad ogni liberalizzazione del settore, ignora che non sarebbe competenza né sua, né del Consiglio regionale legiferare in materia di modifiche nella distribuzione farmaceutica». Più in generale, il farmacista osserva come l’impegno delle Regioni per il settore dell’assistenza sanitaria pubblica e convenzionata debba concentrarsi «innanzitutto nel combattere con costanti indagini interne il malaffare e gli sprechi. Poi, come sottolinea Cittadinanzattiva, cinque Regioni (Calabria, Sicilia, Puglia, Molise e Trentino-Alto Adige), non hanno ancora recepito i nuovi L.E.A. e ciò comporta inadeguatezza ed inefficienza. Infine, occorre sostenere in modo particolare, sia nella prevenzione che nell’assistenza, i territori montani e disagiati».
Per quanto riguarda invece le elezioni nazionali, Cetini spiega che a suo avviso i farmacisti dovrebbero sostenere «quelle forze politiche che innanzitutto pongono come obbiettivi primari le condizioni di sicurezza, il minore possibile ricorso a forme di lavoro precario o di contratti instabili dei lavoratori della sanità, compresi i farmacisti. Poi, da ex titolare di parafarmacia, auspico una nuova presa di responsabilità da parte di chi governerà, sul destino di tali figure e di conseguenza sui loro collaboratori e familiari, perché il tema si è ancora una volta incentrato sulla priorità di attenzione alla farmacia. Che rappresentano un presidio utile e necessario, ma non è proprio di uno Stato democratico e solidale abbandonare i lavoratori dell’altro comparto. Perciò sono scettico verso quel raggruppamento politico che esprime anche l’attuale presidente della Fofi, persona moto competente, ma ben poco attenta alla realtà di tutti i farmacisti, ovunque attivi. Se gli Ordini non daranno più dignità anche agli iscritti più in difficoltà, rappresenteranno solo un “Club esclusivo”».
Infine, il farmacista spiega di essere «favorevole ad una lotta più incisiva all’abusivismo professionale, come richiesto anche da Francesco Imperadrice, presidente del Sinasfa, e ad un ricorso ai contratti stagionali solamente se motivati da flussi turistici tali da stravolgere l’utenza abituale. Occorre poi trasformare tutti i rapporti a tempo determinato rinnovati per oltre 24 mesi in contratti a tempo indeterminato, in tutte le professioni sanitarie, per premiare la professionalità».
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