ddl concorrenza farmacieCome era immaginabile viste le recenti notizie trapelate da Palazzo Madama, il disegno di legge sulla Concorrenza non è stato inserito all’ordine del giorno dei lavori del Senato nella giornata di martedì 4 aprile. La seduta pomeridiana di ieri si è infatti concentrata sul altri temi, nonostante il Ddl figurasse da tempo in calendario. Il 29 marzo, infatti, era stata diffusa la notizia secondo la quale sul provvedimento resterebbero ancora dei nodi da sciogliere, prima di poterlo far approdare in Aula. In particolare governo e maggioranza sembra che non abbiano ancora scelto tra tra due opzioni: quella di portare al Senato il testo approvato dalla commissione Industria sostanzialmente “blindato” e procedere direttamente al voto (eventualmente ponendo la questione di fiducia). Oppure quella di presentare in Aula il pacchetto di una trentina di emendamenti messo a punto da governo e relatori e prevedere un ritorno del provvedimento in Commissione per poi tornare di nuovo in Assemblea e licenziare il nuovo testo (anche in questo caso la fiducia resta una opzione)». Nella giornata di lunedì 3 aprile, sulla questione è intervenuto il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonio Gentile. Il membro del governo Gentiloni ha lanciato una sorta di appello: «Il Ddl Concorrenza va approvato rapidamente – ha spiegato, secondo quanto riferito dall’agenzia Il Sole 24 Ore Radiocor Plus -. Il Paese non può più tollerare ritardi di cui i cittadini non capiscono le ragioni. Dopo oltre due anni di discussione tra Camera e Senato a otto mesi dalla sua approvazione in commissione Industria al Senato, il provvedimento è maturo e non ci sono più problemi di merito a ostacolarne la strada». Gentile ha quindi lanciato un’accusa, parlando di «mancanza di volontà politica che chiama in causa tutti e ciascuno di noi. Il dibattito sulla calendarizzazione è incomprensibile e stucchevole. Se, nei prossimi giorni, il Ddl non verrà finalmente votato dal Senato, anche facendo il giusto uso del voto di fiducia che è stato autorizzato dal Consiglio dei ministri due settimane fa, dopo averlo seguito scrupolosamente per circa un anno non sono più disponibile a farlo, perché tutti devono avere il coraggio di assumersi pubblicamente la responsabilità delle proprie azioni e dei propri comportamenti». Un ultimatum, dunque, nel tentativo di superare le difficoltà che ancora ostacolano il disegno di legge.

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