Nell’ambito dei numerosissimi emendamenti che sono stati presentati in commissione Industria al Senato (circa 1.000), rispetto al testo del Ddl Concorrenza approvato alla Camera, alcuni riguardano in particolare l’articolo 48, quello cioè che conterrà le novità più importanti per il mondo della farmacia. Molte richieste di modifica si concentrano sulla proprietà, nell’ottica di un’apertura alle società di capitali.
In particolare, i senatori De Petris, Gambaro, Consiglio e Scibona hanno proposto la soppressione totale dell’articolo in oggetto. Un altro gruppo di parlamentari (Petrocelli, Gaetti, Fattori, Castaldi e Girotti), ha invece proposto alcune modifiche in merito alla partecipazione all’assetto proprietario delle farmacie, ed in particolare una limitazione al 49% per le società di capitale. Ma c’è anche chi (Margiotta) ha avanzato la proposta di un periodo sperimentale – da effettuarsi tra il 2016 ed il 2018 – nel corso del quale dovrebbe essere «prevista un’assegnazione di nuove farmacie in deroga alle norme che prevedono la distribuzione territoriale delle stesse e la loro assegnazione tramite concorso». Marinello, Sacconi e Di Biagio vorrebbero invece introdurre una norma per la quale «il capitale sociale delle farmacie deve essere detenuto in maggioranza da farmacisti in possesso dei requisiti di idoneità». Un emendamento analogo è stato presentato anche da Perrone, D’Ambrosio Lettieri e Bonfrisco. Mentre Valdinosi ha proposto che i farmacisti siano presenti «per almeno i due terzi del capitale sociale e dei diritti di voto», e che possa essere nominato «un commissario temporaneo qualora vengano meno tali condizioni».
Il documento è un susseguirsi di parole aggiunte (a penna), di stralci, di rimandi, di cancellazioni e di firme. In alcuni casi i senatori hanno proposto la modifica di una sola parola, suscettibile però, a volte, di cambiare anche radicalmente il senso e la ratio della norma. Il lavoro si annuncia dunque particolarmente lungo, e se una qualunque modifica fosse approvata dal Senato, rispetto al testo licenziato dalla Camera, il disegno di legge dovrebbe tornare nuovamente a Montecitorio, per una seconda lettura.
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