ddl concorrenza«Scioperiamo tutti insieme, uniti almeno per una volta! Sospendiamo la distribuzione del farmaco, anche rischiando la precettazione». È l’accorato appello lanciato da un collega titolare di farmacia di Napoli, Brunello Florio, che attraverso FarmaciaVirtuale.it chiede a farmacisti titolari di farmacia e parafarmacia di mettere da parte le divisioni e unire le forze contro quello che identifica come il vero “nemico” della categoria: i grandi capitali, a cui il ddl concorrenza, se verrà approvato dal Parlamento nella sua formulazione attuale, consentirà l’ingresso in farmacia. «Credo che sia chiaro a tutti – spiega il collega – il disegno qual era fin dall’inizio: non interessava a nessuno, perché c’è sempre più uno scollamento tra politica e territorio, aprire il mercato ad altri farmacisti non titolari per migliorare l’occupazione. Si voleva fin dal principio consentire l’ingresso ai capitali. Il decreto Bersani ha aperto alla Gdo, e in particolare alle coop: è stato il primo passo. Hanno illuso tanti poveri ragazzi, e oggi le parafarmacie vanno avanti con grandi stenti».

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Secondo Florio, l’illusione è stata quella di una liberalizzazione professionale che però non sarebbe mai davvero interessata a nessuno, il cui vero scopo sarebbe invece stato aprire la strada al capitale. Questo il piano originario, nel quale i farmacisti titolari di parafarmacia, in larga misura giovani, sarebbero stati «inconsapevole strumento, e lo dimostra il vergognoso abbandono al quale siete stati condannati». «Si è divisa la categoria – rimarca il collega –, e una categoria divisa non ha nessuna potere contrattuale. Dividi et impera. E col ddl concorrenza si chiude il progetto, portando il capitale nella distribuzione farmaceutica. Il meccanismo delle multinazionali è perverso, lo abbiamo già visto: quando arrivano in un territorio lo desertificano: fanno il loro business e quando il territorio si impoverisce se ne vanno. Se poi si risolleva ritornano; è un sistema diabolico».

Per fermare questo circolo vizioso, la proposta di Florio è che ognuno abbandoni la ricerca del proprio interesse immediato, e non per altruismo, ma perché è l’unico modo per non uscirne sconfitti a vantaggio dei grandi capitali. «Io come titolare non sarei nemmeno così contrario all’uscita della fascia C dalla farmacia, purché il sistema sia sostenibile, perché non si può immaginare che ogni 30 metri ci sia una farmacia. Ciò che vorrei è che il farmaco rimasse ai farmacisti. È l’ingresso del capitale la cosa grave, perché il farmacista diventa un dipendente delle catene, distruggendo così l’imprenditoria. I colleghi invece di dividersi dovrebbero unirsi. I titolari non possono pensare di conservare i privilegi di 30 anni fa, ma anche i non titolari e i farmacisti titolari di parafarmacia devono capire che il sistema deve avere una sostenibilità e che la liberalizzazione selvaggia non aiuta nessuno. Il numero delle farmacie può essere esteso, ma deve rimanere chiuso, o nessuno lavorerà più. Questo va compreso. Dividendoci abbiamo fatto il gioco dei poteri forti». Ma concretamente, che cosa fare? Secondo Florio l’univa via è l’unione. «Dobbiamo unirci – conclude – e fare uno sciopero per far capire anche ai cittadini che questo sistema non è nemmeno nel loro interesse. Con le multinazionali può esserci un vantaggio solo momentaneo; anche la riduzione del prezzo è un beneficio superficiale. Vale per la farmacia come per tutti i settori: con la distruzione della classe media e il prevalere delle multinazionali, tutto il territorio si impoverisce e si perdono posti di lavoro».

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