ddl concorrenza farmacieÈ cominciata il 21 settembre 2015 la discussione alla Camera del disegno di legge sulla Concorrenza. Il relatore, Andrea Martella (Pd), ha esordito presentando l’intero provvedimento. Per quanto riguarda le farmacie, il deputato ha ricordato che «si consentirà l’ingresso di società di capitali nella titolarità dell’esercizio della farmacia privata e si rimuoverà il limite delle quattro licenze, attualmente previsto, in capo ad una stessa società.   Nel corso dell’esame parlamentare sono state apportate alcune modifiche, prevedendo obblighi di comunicazione delle variazioni dello statuto e della compagine sociale delle società di capitali titolari di farmacie private alla FOFI, e ad ogni altro organo con competenze istituzionali nel settore. Infine, è stata sancita l’incompatibilità della partecipazione a società di capitali titolari di farmacia privata con qualsiasi attività svolta nel settore della produzione e informazione scientifica del farmaco».
Terminato l’intervento del relatore, è stata avviata la discussione. Il parlamentare Pd Luigi Taranto ha commentato la questione dell’ingresso del capitale, ricordando lo spirito della norma e le incompatibilità tra la proprietà delle farmacie «e qualsiasi attività svolta nel settore della produzione e informazione scientifica del farmaco, nonché con l’esercizio della professione medica». Sarà inoltre possibile, ha aggiunto il deputato, «effettuare servizio in orari e periodi aggiuntivi rispetto al livello minimo stabilito dalle autorità competenti. Ne derivano, in breve, le premesse per una importante, seppure non esaustiva, modernizzazione procompetitiva del modello di distribuzione dei farmaci, all’insegna di un efficientamento foriero anche di una riduzione sul medio periodo della spesa farmaceutica a carico del Ssn».
Lara Ricciatti (Sel), ha ribadito la propria posizione favorevole alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C «al fine di garantire una reale concorrenza, e senza rischi per i cittadini dal momento che i medicinali sarebbero dispensati in ogni caso da un farmacista, anche nelle parafarmacie». Ha spiegato poi che, con il testo attuale, a suo avviso «il rischio è di creare dei farmacisti figli di un dio minore, quelli titolari di parafarmacie e quelli che garantiscono un servizio essenziale nei piccoli centri». «Non è giusto – ha concluso – che chi ha un esercizio in una grande città debba essere di fatto premiato, mentre chi apre nelle zone rurali venga condannato a rischiare la chiusura. Per questo ripresenteremo gli emendamenti che sono stati bocciati in commissione».
Mazziotti di Celso (SC) ha spiegato a sua volta che «sulle farmacie abbiamo incontrato resistenze corporative fortissime. Oggi ho letto che l’apertura al capitale porterà la mafia nel sistema. È un’argomentazione folle: lo Stato dovrebbe bloccare la mafia, non i capitali! Noi cosa dovremmo fare? Impedire l’apertura al capitale perché altrimenti si rischiano infiltrazioni? Liberare il mercato vuol dire dare fiato alle nostre energie migliori. Sulla fascia C sappiamo che molti in questa Aula pensano che tali farmaci debbano essere liberalizzati, e per questo chiederemo al governo di non esprimere un parere sul tema, al fine di evitare ogni condizionamento. I risparmi possono arrivare a centinaia di milioni per i consumatori, secondo alcuni studi: è per questo insisteremo affinché la liberalizzazione venga effettuata».
Villarosa (M5S) ha ribadito i dubbi del proprio gruppo sul provvedimento: «Le parafarmacie, come sappiamo, sono una creazione stupida italiana, perché senza la “fascia C” non hanno senso. L’unico modo per risolvere il problema è quindi la liberalizzazione, con determinati paletti». Quanto alle società di capitali, il deputato ritiene che si tratti «del preludio alla catene di farmacie: è avvenuto lo stesso in Inghilterra, dove abbiamo un’unica catena che si chiama Boots, gestita da Alliance ed Health». Polidori (FI), ha infine dichiarato che allo stato attuale del Ddl «in termini di concorrenza le misure appaiono limitate. Siamo convinti però che ci si possa lavorare, tentando di evitare l’ostilità di fondo verso la proprietà privata».

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