confcommercio internetUna minoranza, ma molto nutrita, di commercianti non vede di buon occhio lo sviluppo dell’e-commerce, ovvero la vendita di prodotti attraverso i canali telematici. Anzi, almeno un’impresa su tre teme che essa possa provocare conseguenze negative per gli esercizi tradizionali. A fotografare la questione – come riferito dal quotidiano La Repubblica – è una ricerca sul commercio elettronico condotta da Confesercenti, in collaborazione con l’istituto Swg e con l’Osservatorio innovazione digitale del Politecnico di Milano. A fronte del quantitativo non indifferente di piccole e medie imprese che si ritengono spaventate dalla crescita dell’e-commerce, però, la maggioranza degli intervistati vede nei canali basati su Internet un potenziale veicolo di sviluppo: il 55% degli imprenditori intervistati pensa infatti di poter accrescere le proprie vendite sfruttando il web.
Dal 1 luglio anche le farmacie sono autorizzate dalla legge a vendere medicinali online. Tuttavia, l’e-commerce delle croci verdi per ora è fermo al palo: le procedure di autorizzazione e la burocrazia non hanno ancora compiuto l’intero percorso necessario. Nella seconda metà di ottobre del 2015, però (come riportato da FarmaciaVirtuale.it), Federfarma ha annunciato che il decreto del ministero della Salute che specifica le modalità dell’avvio della vendita online di farmaci è ormai quasi pronto. «Il provvedimento, in particolare – aveva spiegato l’associazione di categoria – definisce le procedure che dovranno seguire le farmacie interessate all’e-commerce di Sop e Otc, così come lo “spazio” web (nel sito del ministero) che ospiterà l’elenco dei punti vendita accreditati. Nella stessa area, troveranno posto anche consigli e avvertenze al pubblico per riconoscere ed evitare le farmacie online illegali».
In generale, tuttavia, va detto che – come confermato dall’indagine di Confcommercio – nel nostro Paese l’e-commerce non sembra allettare molto gli esercenti. Soltanto il 12% degli intervistati, infatti, dichiara di utilizzare Internet, ad oggi, come canale di vendita. E se il 38% ha spiegato di essere pronto, in futuro, a lanciarsi nel commercio telematico, ben il 42% ritiene di non essere per nulla interessato dallo strumento.

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