tracciabilità dei farmaciIl 22 febbraio 2017 il parlamentare europeo Renaud Muselier, del Partito popolare europeo, aveva presentato un’interrogazione scritta nella quale adombrava la possibilità che la direttiva 2011/62/EU in materia di prodotti medicinali falsificati potesse essere stata applicata in modo non corretto sul territorio della Francia. Tale noma, ha ricordato l’eurodeputato, «ha introdotto i requisiti per stabilire un sistema di numeri seriali per i prodotti farmaceutici fabbricati nell’Unione europea, al fine di rendere più facile la tracciabilità e prevenire la contraffazione. La direttiva chiede che il meccanismo sia applicato a tutti i medicinali soggetti a prescrizione medica, ma la Francia ha deciso di adottare il sistema in modo più rigido, allargandolo a tutti i farmaci rimborsati dal servizio sanitario nazionale. Ciò significa che anziché applicare la direttiva ad un ristretto quantitativo di medicinali, circa il 20%, si è deciso di estenderla a circa l’80 delle specialità prodotte nella nazione europea». «Ora – ha aggiunto Muselier -, se da un lato è lodevole la volontà di proteggere i pazienti dalla contraffazione, l’applicazione così estesa della norma comunitaria si rivela particolarmente svantaggiosa per l’industria farmaceutica francese, che si trova in una situazione di svantaggio competitivo rispetto alle altre aziende dell’Ue». Per questo il parlamentare aveva chiesto alla Commissione di Bruxelles di richiamare le autorità francesi. L’organismo esecutivo comunitario ha replicato il 4 maggio, spiegando che «sebbene il sistema sia stato ideato per i medicinali soggetti a prescrizione medica (in Italia solo per i farmaci convenzionati, ndr), gli Stati membri possono decidere di estenderne l’applicazione a qualsiasi altro prodotto medicinali soggetto a rimborso (in Italia potrebbe essere estesa, ad esempio, ai Sop, agli Otc e più in generale ai farmaci non concedibili, ndr). Inoltre, tutti i farmaci rimborsabili che sono commercializzati in Francia sono soggetti a tale norma, sia quelli prodotti entro i confini, sia quelli stranieri. Di conseguenza, la Commissione conferma che un Paese ha diritto ad “andare oltre” e che la scelta del governo di Parigi è compatibile con la legislazione europea».

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