farmaci genericiUn gruppo di parlamentari, guidati da Giuseppe Chiazzese del Movimento 5 Stelle, ha presentato un’interrogazione a risposta immediata al ministro della Salute. «Il ticket – ricordano i deputati nel testo – è il contributo che il cittadino dà alla spesa sanitaria pagando una quota specifica per alcune prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza. Attualmente essi riguardano: prestazioni specialistiche (visite, esami strumentali e analisi di laboratorio), prestazioni di pronto soccorso, cure termali e farmaci». Su quest’ultimo aspetto «è bene sottolineare che il ticket include la quota fissa per ricetta e la quota differenziale sul prezzo di riferimento pagata dai cittadini che preferiscono il farmaco di marca rispetto all’equivalente, rinunciando così, de facto, ad una tutela pubblica garantita». I parlamentari spiegano che «i cittadini italiani, nella maggior parte dei casi, optano volontariamente per il farmaco brand per via della prescrizione del medico di famiglia, che in ricetta ha la facoltà di non indicare esclusivamente il principio attivo ma anche, per l’appunto, il farmaco brand». Così, «nel periodo 2013-2017, la quota differenziale per acquistare il farmaco di marca è aumentata da euro 878 milioni a euro 1.050 milioni (+20 per cento). Appare dunque opportuno valutare l’introduzione di misure finalizzate a contenere l’eccessivo esborso da parte dei cittadini, come ad esempio l’obbligo di indicare in ricetta esclusivamente il principio attivo oppure un’adeguata motivazione in caso di non sostituibilità».

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Il ministro Giulia Grillo ha risposto spiegando che «la questione riveste carattere di massima priorità e di attualità». L’esponente del governo Conte ha quindi ricordato che nella legge di Bilancio 2019 «il comma 515 adotta il Patto per la salute 2019-2021, finalizzato a prevedere le misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati, nonché di efficientamento dei costi. Il successivo comma 516 elenca le materie cui devono riferirsi le predette misure, tra cui la revisione del sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico degli assistiti al fine di promuovere maggiore equità nell’accesso alle cure». «Quanto alla specifica questione sollevata – prosegue Grillo – relativa alla necessità di potenziare l’utilizzo dei medicinali equivalenti, al fine di un incremento consapevole del relativo utilizzo, evitando ogni inutile aggravio di spesa a carico del cittadino, segnalo che il ministero ha istituito nel mese di agosto del 2018 il Tavolo di lavoro sulla governance dei medicinali e dei dispositivi medici, che ha prodotto nell’autunno scorso il documento sulla governance dei medicinali. Uno dei punti di forza di tale documento è rappresentato dal paragrafo relativo all’uso dei farmaci equivalenti e liste di trasparenza. Nello specifico, il documento affronta la necessità di potenziare l’informazione sui medicinali equivalenti anche al fine di un incremento consapevole del relativo utilizzo appropriato, mediante specifiche iniziative informative rivolte ai cittadini. In proposito la direzione di Aifa sta già delineando un progetto da presentare al ministero per implementare quanto proposto dal Tavolo». Chiazzese si è quindi dichiarato «soddisfatto della risposta», ribadendo l’esigenza «di favorire il consumo di farmaci equivalenti, rispetto al quale l’Italia si trova in fondo alla classifica europea, anche al fine di contrastare il monopolio delle multinazionali del farmaco».

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