Un farmacista francese ha inviato alla redazione di FarmaciaVirtuale.it una lettera nella quale spiega il proprio punto di vista su due questioni di particolare attualità per il settore. La prima riguarda la decisione di alcuni titolari di vendere la propria farmacia.

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Il nostro giornale ha raccontato in proposito l’esperienza di un professionista che, dopo molti anni, ha deciso di cedere l’attività. «In Francia – spiega – siamo numerosi a riflettere sul futuro e a constatare l’impatto sempre più pesante della politica dello sconto praticata dalla grande distribuzione. Mi sembra che i clienti cerchino sempre il prezzo più basso, senza preoccuparsi della consulenza garantita da un professionista».

Inoltre, «ormai molti persone hanno più fiducia in ciò che leggono online piuttosto che nel consiglio di un esperto». Senza dimenticare che «le vendite online stanno cominciando a svilupparsi e il governo francese riflette sulla possibilità di autorizzare Amazon a cedere medicinali sulla sua piattaforma». Il farmacista ricorda poi che «dal 2008 sono oltre 2.000 le farmacie che hanno dovuto chiudere i battenti in Francia. Il nostro ruolo sarà presto ridotto a quello di meri distributori di farmaci, presto la nostra indipendenza non ci esisterà più, anche per via del fatto che siamo strozzati dal calo del giro d’affari e dei margini, dall’aumento delle tasse e dalla diminuzione della remunerazione».

La seconda questione sulla quale il farmacista transalpino ha espresso la propria opinione è quella della carenza di farmaci sul territorio francese.

Secondo il professionista, «da molti anni i governi che si sono succeduti nel mio Paese hanno voluto mantenere il prezzo del farmaco molto basso. Ad esempio, per un medicinale che in Europa costa in media 100, in Francia il prezzo imposto ai fabbricanti e alle case farmaceutiche è di circa 60-75. Una scelta dettata soprattutto dalla volontà di proteggere le finanze della Sécurité Sociale (il Servizio sanitario francese). Così, il mercato francese presenta per molti produttori rendimenti meno ampi rispetto ad esempio alla Germania, al Regno Unito o ad altri Paesi, per molti produttori. Le altre motivazioni citate dalle autorità francesi, pur importanti, non sono fondamentali.

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