carenza-di-mediciA lanciare il primo allarme era stata un’intervista del Tg5, che, nel gennaio del 2018 aveva mandato in onda un servizio nel quale si ponevano in evidenza quali fossero i rischi provocati dal pensionamento dei medici non compensato da ulteriori integrazioni.
A tornare sulla tematica è stato Antonio Saitta, assessore alla Sanità della Regione Piemonte, nonché coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, che, nel rispondere ad un’interrogazione presentata in Consiglio regionale, ha sollevato di nuovo il coperchio su una problematica tanto lontana, quanto non affrontata.
Secondo Saitta infatti, come riportato da Ansa, «la carenza di medici e di specialisti in tutta Italia sta provocando una vera emergenza nel sistema sanitario nazionale». A tal proposito l’assessore sprona il Governo evidenziando come «la situazione sia estremamente grave: il Governo deve assolutamente affrontare il problema ora, immettendo nella sanità pubblica, attraverso regolare assunzione, anche gli specializzandi».
Proprio per questo motivo, il dirigente fa notare che «questa estate a livello nazionale i problemi inizieranno ad essere evidenti, perché diversi reparti dovranno chiudere. La mancanza di specialisti – continua Saitta – sta infatti determinando, soprattutto nelle aree meno urbanizzate, l’assenza di concorrenti nei concorsi banditi dalle aziende sanitarie». Una possibile soluzione sarebbe quella proposta dalle Regioni, di procedere «con l’assunzione degli specializzandi, perché ora la priorità è affrontare l’emergenza».
Di certo la stessa problematica non riguarda i farmacisti, tuttavia, il rischio di desertificazione potrebbe riguardare le micro e piccole farmacie rurali. Nell’aprile del 2018 una rete di esperti contabili francesi aveva lanciato l’allarme sul rischio di “desertificazione farmaceutica”, evidenziando che tra le 2.000 e 5.000 farmacie transalpine potrebbero sparire nei prossimi anni.
A confermare l’allarme anche in Italia fu Alfredo Orlandi, ex presidente Sunifar, il quale aveva affermato che «non c’è bisogno di grandi studi per capire che la farmacia rurale è davvero in difficoltà. Anche soltanto in termini di utenza: basti pensare alle situazioni dei paesi montani, che si spopolano via via soprattutto di giovani».

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