allergie-alimentari«Si informa che il ministero della Salute, in virtù delle evoluzioni scientifiche e normative intervenute in materia, ha provveduto all’aggiornamento del documento “Allergie alimentari e sicurezza del consumatore – documento d’indirizzo e stato dell’arte”, già elaborato nel 2014». E’ quanto comunica la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi) in una circolare diramata il 7 gennaio 2019. «Il suddetto documento – spiega la Federazione -, contenente chiarimenti su eziologia, sintomatologia, trattamento e prevenzione delle manifestazioni allergiche legate agli alimenti, si propone di tutelare la sicurezza nutrizionale del soggetto allergico ed è diretto a tutti i settori coinvolti, tra cui quello farmaceutico».

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Probabilmente perché di particolare interesse per la professione, viene evidenziato il punto A 5.9 del documento ministeriale, con riferimento ai «Test diagnostici privi di fondamento scientifico». A tal proposito, la Fofi sottolinea quanto riportato nel documento ministeriale, ovvero che «per la diagnosi di AA (allergie alimentari, ndr) sono in commercio test diagnostici per i quali non è sufficientemente dimostrata l’efficacia o, peggio, è stata già dimostrata l’inefficacia diagnostica. Alcuni fra i più diffusi trovano però largo impiego e costringono le famiglie a costi e diagnosi errate. È indispensabile ribadire che tutti questi test, allegati nell’elenco, non hanno alcuna validità diagnostica dimostrata e determinano non solo diagnosi erronee ma anche allungamento nei tempi di vera diagnosi».

Da qui, l’elenco dei test definiti dal ministero della Salute come «non convenzionali», utilizzati per la diagnosi di allergia alimentare, anche se «privi di validazione scientifica». In particolare, vengono citati «il test citotossico di Bryant», «il test di provocazione e neutralizzazione sublinguale e intradermico», «la kinesiologia applicata», «il test del riflesso cardio-auricolare», «il Pulse test», «il test elettrotermico o elettroagopuntura secondo Voll», «il Vega test», «il Sarmtest», «il Biostrenght test e varianti», «la biorisonanza», «l’analisi del capello (Hair analysis)», «ricerca delle IgG sieriche specifiche per alimento», «il test per la misurazione del BAFF (Fattore attivante i linfociti B) e del PAF (Fattore attivante le piastrine)».

«Il documento in oggetto – conclude la Fofi – è disponibile sul sito http://www.salute.gov.it, nella sezione dedicata alla valutazione e comunicazione del rischio alimentare, e nella sua nuova edizione si compone di un allegato contenente domande e risposte a chiarimento della tematica in oggetto».

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