Parafarmacie e fascia C continuano a far discutere la categoria. Dopo una presa di posizione della Conad nella quale la catena di supermercati spiega che la possibile liberalizzazione della vendita di tali farmaci ha «l’obiettivo di semplificare l’accesso alle cure e stimolare lo sviluppo del settore e sono state respinte», Daniele Viti, presidente dell’Unione nazionale farmacisti titolari di sola parafarmacia (Unaftisp), ha spiegato in un editoriale di trovare la frase «inesatta». «Vorrei sottolineare – ha precisato il dirigente – che l’accesso alle cure non è agevolato dallo sconto commerciale sul prezzo del farmaco, bensì dal corretto uso dello stesso. Inoltre, quando si parla di “stimolare lo sviluppo del settore” vorrei evidenziare come ciò sia a vantaggio della sola GDO, che con la guerra dei prezzi ha creato un sistema di oligopolio. Ancora, si afferma che “la politica ha preferito cedere alle pressioni delle lobby”. Ma la GDO, creando questo sistema di oligopolio (basti pensare che 350 corner fatturano quanto 4.000 parafarmacie) non rappresenta essa stessa una lobby? Lobby con la quale i farmacisti titolari di sola parafarmacia, che hanno investito sulla propria professione, non sono oggi e non sono stati in grado ieri di competere da un punto di vista commerciale. Con il risultato che molti hanno chiuso le loro attività e molti altri si accingono a farlo, mettendo nelle condizioni i farmacisti titolari di sola parafarmacia di rinunciare ad un loro legittimo ruolo professionale. Tutto in nome del mero conto economico e del risultato di bilancio».
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Viti cita dunque un altro passaggio punto di vista espresso dalla Conad, nel quale si spiega che «il Parlamento ha disatteso le aspettative ed ha tradito la fiducia dei cittadini». «Io – afferma il presidente dell’Unaftisp – preferisco parlare di pazienti, poiché il farmaco ha una finalità terapeutica. Non si può ridurre il farmaco al “paghi 1 e prendi 2”, allo sconto quantità, al volantino. Il farmaco è un bene che va gestito in un ottica diversa, quella di migliorare la vita. Il farmacista ha il dovere deontologico e professionale di evitare l’abuso dei farmaci e di indicarne il corretto uso». E ancora: «Noi non abbiamo obiettivi da raggiungere su questo o quel prodotto. Non cerchiamo commissioni sulle vendite di un brand. Noi abbiamo investito sulla nostra professione, non sugli indici di mercato». Quanto alle aspettative dei cittadini sulla liberalizzazione, Viti ricorda «che un paio di anni fa la stessa Conad promosse una raccolta di firme in tutti loro punti vendite d’Italia e con spot pubblicitari attraverso i media nazionali, giornali e radio. Ma non sortì alcun effetto. Forse bisognerebbe davvero cominciare a far parlare i cittadini anziché mettere loro in bocca le parole».
Viti poi si rivolge «alle sigle che ancora portano avanti slogan come la fascia C»: «Cari colleghi, con la fascia C alla GDO le parafarmacie chiuderebbero il giorno dopo e non solo quelle». «Queste sigle – aggiunge – in passato hanno lamentato una latitanza della FOFI. Oggi lo scenario muta, la tanto auspicata presenza dell’Ordine è finalmente diventata conquista e cosa accade? Si rifiuta il tavolo, poiché l’unico riconosciuto è quello della politica». Quindi, più in generale, il presidente dell’Unaftisp si chiede «quante sigle possano dire di avere abbastanza iscritti da poter rappresentare l’intera categoria? Quante sigle sono reali, quante strumentali, quante magari con solo 5 o 6 iscritti? Quante con 600? Al di là di tutto ciò la presenza di tutte le sigle al tavolo della Fofi è sempre bene accetta, per quanto mi riguarda. Sono oggi più convinto di ieri che se invece di sprecare energie sui social e sui giornali si fosse tutti presenti per costruire un nuovo sistema professionale, i risultati arriverebbero molto prima. Se noi abbiamo accettato il tavolo della Fofi è perché c’è bisogno di un ragionamento complessivo. Questa è la strada maestra. Confrontiamoci sulle proposte non sugli slogan».
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