farmacieStrutture di rete tra farmacie che avrebbero la possibilità di cedere quote di capitale solo a soggetti sani, siano essi fondi d’investimento puri o banche che convertano in capitale i debiti delle strutture, che non mettano a repentaglio il ruolo etico-sociale, l’indipendenza e la professionalità dei farmacisti. In sintesi: l’unione fa la forza. È questa la ricetta per tenere in piedi le tante farmacie in difficoltà, allontanandole da quelle sabbie mobili che rispondono ai nomi di crisi economica e di poteri forti.

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La proposta, annunciata dal presidente di Federfarma Palermo-Utifarma Roberto Tobia, viene da Palermo dove, il 7 marzo, si è tenuto il convegno dal titolo “La farmacia e la sua sostenibilità al tempo della crisi: ricette per il cambiamento”.

Punto di partenza della riflessione è il ddl concorrenza, che aprirebbe all’ingresso di soci di capitali. Con questa novità normativa, mafie e poteri forti potrebbero porre nel mirino le farmacie in crisi. Pericolo non da poco se si considera che in Sicilia sono ben 23 le farmacie in default e 113 quelle che fanno registrare crisi di liquidità. I numeri sono impietosi anche nel resto d’Italia. La Sose, una società per azioni voluta dal Ministero dell’Economia e dalla Banca d’Italia e impegnata nell’elaborazione degli studi di settore e nella ricerca in materia tributaria, ritiene che siano più di 4mila le farmacie in posizione critica e solo circa quattrocento quelle che sono riuscite a superare la crisi e ad aumentare i ricavi. Proprio in considerazione di questi dati, l’interesse, emerso nel corso del convegno palermitano, è tutelare il mondo farmaceutico anche dai grandi distributori che stanno trasformando le farmacie in megastore.

A spingere verso questa direzione è un’analisi di risultati concreti. Infatti, nelle zone dello stivale dove sono stati attuati progetti di aggregazione, è stato possibile constatare un aumento del reddito delle farmacie con cifre vicine al 13 percento. Razionalizzazione degli acquisti e della gestione e nuove tecniche di vendita sono state le ricette per il cambiamento proposte dai commercialisti bolognesi Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta, per i quali, in questo modo, è possibile riportare il reddito a +12,95% entro il 2020.

Il progetto aggregativo di Federfarma, inoltre, non intende transigere sul mantenimento della pianta organica, necessario per garantire la presenza uniforme delle farmacie in tutto il territorio. Il pericolo da evitare, in tal senso, sarebbe quello di vedere tanti farmacisti abbandonare i comuni minori per trasferirsi in zone più redditizie.

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