farmacia di arquata del trontoLa farmacia di Arquata del Tronto, nonostante il terremoto, non ha fatto mancare il proprio apporto: «Eppure abbiamo letto che siamo inagibili», spiega la titolare. «La nostra farmacia non ha mai chiuso, siamo stanchi di leggere che siamo inagibili, addirittura in alcuni casi che abbiamo “chiuso definitivamente”. Siamo sempre qui: io, i miei genitori e mio fratello, da anni al lavoro». È con queste parole che la titolare della farmacia di Arquata del Tronto, uno dei paesi colpiti dal terremoto dello scorso 24 agosto, precisa alla redazione di FarmaciaVirtuale.it qual è stato l’apporto garantito dalla loro struttura nei giorni successivi al sisma. Il nostro giornale aveva intervistato Enrica Bianchi, presidente dell’Associazione Farmacisti Volontari, che ha ripercorso le ore frenetiche di quei giorni, raccontando il lavoro effettuato dalle squadre nell’ambito dell’emergenza. Specificando in particolare che «in generale i farmacisti volontari non si sostituiscono a quelli locali, ma se questi ultimi non sono nelle condizioni di lavorare, magari perché feriti o perché le loro farmacie sono state danneggiate, entrano allora in azione. Per il terremoto del 24 agosto, i ragazzi hanno ad esempio raccolto le ricette che sono state consegnate da un medico alla popolazione terremotata, le hanno portate nelle farmacie che hanno allestito i pacchi e quindi le hanno distribuite». Ciò non toglie che la farmacia di Arquata abbia continuato regolarmente il proprio lavoro. Anzi, come spiega la titolare Chiara Palmarocchi, «l’area da servire non si limitava ad Arquata ma comprendeva anche Pretare e Colle/Spelonga. E abbiamo dovuto aiutare la zona di Accumoli, inizialmente sprovvista di qualsiasi camper d’emergenza, con tutte le difficoltà dovute alla diversa regione e alla gestione della ricetta rossa». La farmacista – che allega alla lettera due fotografie che ritraggono la farmacia in piena attività – spiega anche che, a suo avviso, «i riflettori dei media sono stati puntati troppo sui volontari», e che non è stato dato sufficiente risalto all’attività dei farmacisti locali nell’ambito del lavoro ordinario così come di quello straordinario connesso alla calamità naturale.

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