«A seguito della lettera aperta inviata dal settore delle farmacie libere al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i vicepresidenti Matteo Salvini e Luigi di Maio, in cui veniva avanzata una richiesta di ravvedimento in relazione al subemendamento proposto dall’On. Giorgio Trizzino – che prevede lo scioglimento delle società il cui capitale sociale non è costituito almeno per il 51% da farmacisti – le società hanno richiesto un incontro urgente all’esecutivo al fine di illustrare i rischi derivanti dall’applicazione del provvedimento». E’ quanto si legge in un comunicato diramato agli organi di stampa.
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Le società in rappresentanza dei principali gruppi operanti in Italia, tra cui Alliance Healthcare, Dr. Max, Admenta Italia ed Hippocrates Holding, ritengono che tale subemendamento rappresenti «un grave ostacolo agli importanti investimenti già avviati negli ultimi mesi da numerose imprese, italiane ed internazionali, proprio in virtù delle modifiche introdotte dal DDL Concorrenza del 2017», considerato che «la liberalizzazione del mercato italiano delle farmacie era stata infatti introdotta in risposta a una chiara sollecitazione dell’Europa, che da tempo chiede ai Paesi membri riforme in questa direzione».
Proprio il tema insicurezza dello scenario in cui si opera, sembrerebbe essere al centro della discussione, in particolare «il problema principale per le imprese che desiderano investire in Italia è proprio quello dell’incertezza delle norme e delle continue modifiche che intervengono nella legislazione, in totale assenza di una discussione aperta e trasparente su quali siano le conseguenze delle decisioni assunte, anche in relazione agli sviluppi internazionali, alle ricadute in termini di investimenti mancanti e alla creazione di posti di lavoro». «In questo senso – spiegano le società -, i principali ranking internazionali sulla competitività italiana nell’attrarre business confermano le difficoltà sopra descritte».
«La legge, così come approvata nell’agosto 2017, porta vantaggi significativi anche per le farmacie indipendenti, molte delle quali in gravi difficoltà economiche, che hanno potuto e potranno decidere liberalmente se vendere, rimanere indipendenti o espandersi: è diventato più semplice in questo modo creare delle catene, favorendo uno sviluppo della propria attività su scala più ampia e cogliere così nuove opportunità di mercato», inoltre, il mercato più libero, spiegano le sigle, «ha aperto significative opportunità ai Comuni di tutta Italia per la cessione delle farmacie comunali. Come noto infatti i Comuni, a seguito della riforma Madia, stanno oggi vendendo le farmacie di proprietà e ricercando compratori qualificati, in grado di riqualificarle in modo efficace e vantaggioso per la comunità locale».
Per questo motivo, il settore delle catene di farmacie, «richiede un incontro urgente con l’esecutivo, volto ad aprire subito un dialogo per la rivalutazione della misura, nel pieno interesse del Paese».
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