scuole di specializzazione sanitaria«La mozione della CRUI tenta di raccogliere il disagio esistente tra i laureati, dal momento che le scuole di specializzazione sono ormai bloccate da due o tre anni, in alcuni casi anche di più». È questa l’opinione di Ettore Novellino, attuale responsabile della Scuola di specializzazione in Farmacia ospedaliera dell’Università Federico II di Napoli, in merito all’atto con il quale la Conferenza dei rettori ha manifestato la volontà di sbloccare le scuole di specializzazione in area non clinica, superando lo stop degli ultimi anni. Nel documento, però, gli stessi rettori chiedono di abrogare il comma 1, art. 8 della legge n. 401/2000 che equipara i percorsi clinici e non clinici anche da un punto di vista economico. Un fatto che ha suscitato una dura polemica: in particolare, il senatore D’Ambrosio Lettieri, come riportato da FarmaciaVirtuale.it, ha parlato di «mozione irricevibile e umiliante». «Quanto afferma D’Ambrosio Lettieri è pienamente condivisibile – spiega Novellino -. Ma bisogna ripercorrere la questione sin dall’inizio. La norma del 2000, si prefiggeva lo scopo di porre sullo stesso piano tutti coloro che accedevano alle scuole di specializzazione in ambito sanitario, ovvero sia quelli di area clinica che quelli di area non clinica. Però nonostante questo giusto principio, sin da allora, il problema centrale è stato la mancanza di fondi per poter assicurare il finanziamento delle borse di studio per le due aree. Per il primo gruppo, circa 8 mila persone che avrebbero avuto diritto ad una borsa (o meglio, un contratto di lavoro finanziato) ne sono state rese disponibili solamente 5 mila. Motivo per cui, sebbene la stessa 401/2000 prevedesse che dovessero essere stanziati fondi anche per l’area servizi, ciò non è mai avvenuto. Solamente alcune Regioni hanno deciso autonomamente, in passato, di concedere qualcosa, come nel caso delle 13 borse che, anni fa, furono messe a disposizione in Campania per la Scuola di specializzazione in Farmacia ospedaliera. Ma successivamente tutto il denaro a disposizione è stato dirottato sull’area clinica». In pratica, la situazione attuale è di impasse: «Apprezzo moltissimo – conclude il docente universitario – quanto il senatore D’Ambrosio sta facendo per rimediare a questa discriminazione. La ragione per la quale la CRUI vorrebbe eliminare la norma è di evitare il rischio di ricorsi: sono infatti i rettori ad assumersi la responsabilità finanziaria dei bandi, motivo per cui i concorsi sono fermi e tanti neo laureati si vedono privati della possibilità di accedere ad un titolo di specializzazione che è indispensabile per poter entrare nei ruoli del SSN. La verità è che sulla questione dovrebbe intervenire il governo, concedendo finalmente una quantità sufficiente di fondi, tale da consentire anche a coloro che lavorano nell’ambito di una scuola di specializzazione non clinica di poterlo fare a fronte di una corretta remunerazione, come è giusto che sia. Altrimenti, al corretto principio che fu stabilito nel 2000 si continuerà a non dare seguito nella pratica».

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