Dopo la messa in onda della puntata di Report del 1 aprile 2019, il gruppo Walgreens Boots Alliance ha chiesto alla Rai una serie di rettifiche rispetto alle informazioni diffuse nel servizio. Come riferito ai propri lettori da FarmaciaVirtuale.it, quest’ultimo aveva trattato i temi dell’ingresso nel mondo delle farmacie italiane delle società di capitale, consentito dall’approvazione della legge sulla Concorrenza. Secondo Report, ciò non farà altro che «importare nel nostro Paese il modello anglosassone», del quale sono state evidenziate alcune «contraddizioni», a partire proprio dalla catena di farmacie Walgreens negli Stati Uniti. Il tutto intrecciato con la storia imprenditoriale personale del numero uno del gruppo, Stefano Pessina.
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È proprio da qui che partono le richieste di rettifica dell’azienda, secondo la quale, ad esempio, «non è vero che quando l’ing. Pessina ha comprato la catena di farmacie Boots, nel 2007, a rimetterci fu il fisco inglese». WBA contesta poi il fatto che il dirigente sia diventato «amministratore delegato e principale azionista nel 2015 anche grazie alla diffusione di informazioni fuorvianti che sono costate al gruppo una multa da 35 milioni», poiché «la sanzione imposta dalla SEC a Walgreens fu originata da certe affermazioni effettuate dal management precedente, nel 2012, e cioè anni prima che Pessina divenisse amministratore delegato e azionista di riferimento della società». Il gruppo chiede quindi di rettificare alcune informazioni fornite in merito ad altre aziende che nel corso del tempo il manager aveva aperto in Italia, in particolare nel Mezzogiorno.
WBA precisa poi la propria posizione in merito alla vicenda delle farmacie a marchio Essere Benessere. Infine, il gruppo ha fornito la propria versione in merito alle perdite registrate negli ultimi anni in Italia. Dopo aver dato conto delle informazioni fornite da Report, la nostra redazione ritiene utile mettere a disposizione dei lettori la parte del documento di richiesta di rettifica inviato alla Rai da Walgreens Boots Alliance riguardante i temi trattati da FarmaciaVirtuale.it, al fine di rendere il più possibile completa ed esaustiva l’informazione.
Di seguito, le rettifiche di Walgreens:
In apertura è stato affermato che l’Ing. Pessina ha comprato la catena di farmacie Boots “nel 2007 con soldi presi in prestito e a rimetterci è stato il fisco inglese”.
1) Questa affermazione è contraria alla verità ed evoca che, nel caso in questione, ci sia stata un’evasione fiscale e, pertanto, si chiede la seguente rettifica:
“L’Ing. Pessina, insieme ad altri investitori, ha comprato la società Boots nel 2007 con una combinazione di mezzi propri e finanziamenti da parte di grandi banche, secondo la modalità di acquisto del leverage buy out che è consentita e utilizzata in tutto il mondo, sia per piccole che per grandi acquisizioni e il fisco inglese non ci ha rimesso alcunchè. Il prestito è stato, infatti, integralmente rimborsato alle banche da Boots che, in base alla legge, aveva il diritto, come una qualsiasi altra società in Inghilterra, di dedurre dalle proprie imposte gli interessi pagati su questi finaziamenti. Ed altresì vero che il fisco inglese ha ricevuto il pagamento di imposte da codeste banche in quanto esse dovevano pagare imposte sugli importi ricevuti da Boots che facevano parte dei profitti delle banche.”
2) Nel servizio poi, in relazione a Walgreens, è stato affermato che l’Ing. Pessina “è diventato amministratore delegato e principale azionista nel 2015 anche grazie alla diffusione di informazioni fuorvianti che sono costate al gruppo una multa da 35 milioni”.
Anche questa affermazione è contraria alla verità e diffamatoria nei confronti dell’Ing. Pessina e si chiede la seguente rettifica:
“La multa imposta dalla SEC a Walgreens fu originata da certe affermazioni effettuate dal management precedente di Walgreens nel 2012 e cioè anni prima che l’Ing. Pessina divenisse amministratore delegato e azionista di riferimento della società. A seguito di tale condotta il management precedente e’ stato sanzionato dalle autorità americane ”. Si segnala inoltre che la canzone di sottofondo che accompagna questa parte del servizio si intitola “In The Jailhouse Now” ed è chiara la finalità diffamatoria di abbinare la stessa a Walgreens Boots Alliance e al suo amministratore delegato Ing. Pessina.
3) Nel servizio si dice poi che l’Ing. Pessina “ha approfittato di finanziamenti statali… e ha messo in piedi una filiera per produrre musicassette, quando tutti ormai usavano soltanto i CD” e che “nell’arco di pochi anni le aziende sono fallite, lo Stato ha chiesto milioni di risarcimenti, ma invece di chiederli a Pessina, li ha chiesti” a Giuseppe e Antonello Prototipo, il primo qualificato come braccio destro dell’Ing. Pessina in tutta la prima fase della sua attività.
Ebbene quanto riportato nel servizio è contrario alla verità e si chiede la seguente rettifica: “Delle società di cui parla il Dott. Antonello Prototipo, l’Ing. Pessina era socio passivo ma non amministratore. La società non produceva le vecchie musicassette bensì supporti digitali per CD e contenitori per videocassette. Il Dott. Giuseppe Prototipo era il Presidente del Collegio Sindacale e tenuto, quindi, per legge, a vigilare sulla gestione delle stessa. Il Dott. Giuseppe Prototipo non era il braccio destro dell’Ing. Pessina, era un professionista fra i tanti di cui si avvaleva in quel periodo. Va anche segnalato che l’Ing. Pessina, come tutti gli azionisti della società in questione, ha perso un investimento significativo come conseguenza del fallimento”.
4) (…omissis…)
5) Nel servizio si è parlato del Gruppo Essere Benessere. E’ vero che Alliance Healthcare Italia era uno dei principali fornitori delle farmacie e parafarmacie del gruppo. Quello che non è stato però detto è che Alliance Healthcare è intervenuta rilevando le farmacie del gruppo, evitando così il loro fallimento, quello dei soci farmacisti e salvaguardando i posti di lavoro. Tutto ciò sotto l’attento controllo del Tribunale di Milano. Si chiede, pertanto, che si trasmetta tale rettifica.
6) Nel servizio è stato riportato che il Gruppo Alliance in Italia, negli ultimi sei anni, ha registrato perdite e si è adombrato che tali perdite facessero parte di un disegno per acquisire più facilmente farmacie indebitate. Si chiede, pertanto, la seguente rettifica:
“Le perdite fatte registrare in Italia dal Gruppo Alliance sono state determinate principalmente dalle insolvenze di moltissime farmacie italiane le quali non si sono prontamente adeguate ai tagli della spesa del servizio sanitario nazionale e al calo della domanda in generale. Non è veritiero, pertanto, dire che il gruppo Alliance abbia accettato deliberatamente di lavorare, per anni, in perdita per poi essere in condizione di vantaggio per acquistare le farmacie con esso indebitate. I dati, al riguardo, sono incontrovertibili. Ad oggi, Alliance, eccezion fatta per le farmacie che facevano capo al gruppo Essere Benessere, ha rilevato nove farmacie in bonis e quattro in crisi finanziaria. Cio’ dimostra che a circa due anni dall’entrata in vigore della liberalizzazione, non si è lanciata nell’acqusito di farmacie e tanto meno si è focalizzata su quelle con essa indebitate”.
7) Parimenti non veritiero è quanto paventato nel servizio secondo il quale, con l’ingresso in Italia delle catene di farmacie – secondo “la logica del supermercato…applicate alla salute e alle medicine” – ci sarebbe “il rischio che un domani le farmacie non vengano aperte dove c’è realmente bisogno ma dove
conviene più commercialmente, mentre invece i farmaci dovrebbero essere a disposizione, a portata di mano, di disabili e anziani”.
Al riguardo si precisa che “in realtà, non si corre alcun pericolo in quanto l’apertura di farmacie in Italia è sottoposta dalla legislazione vigente a un rigido e protettivo criterio territoriale e demografico che assicura una capillare presenza di farmacie anche negli agglomerati urbani di più piccole dimensioni”.
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