La Federazione nazionale associazioni farmacisti non titolari (Conasfa) riaccende i riflettori sulla relazione annuale della Fofi presentata dal suo presidente, Andrea Mandelli. Il testo, che aveva già subito critiche dalla Federazione nazionale parafarmacie italiane (Fnpi) e dal Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf), passa dunque sotto la lente dell’associazione. Nello specifico, evidenzia la Conasfa, «sebbene il presidente (Mandelli, ndr) abbia elogiato il proprio lavoro, quello dei suoi collaboratori e tutte le iniziative intraprese a favore delle farmacie troviamo alquanto deludente che non si sia fatto minimo accenno alla componente maggioritaria della professione: i farmacisti collaboratori». In questo senso, l’associazione evidenzia che «se il sistema farmacia sia ancora sostenibile il merito vada attribuito soprattutto ai collaboratori».

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A proposito di trattamento economico, «i farmacisti collaboratori italiani sono i professionisti peggio retribuiti in Europa, eppure riescono a mantenere alti gli standard qualitativi adeguandosi a nuovi orari di apertura, aggiornandosi e svolgendo la formazione Ecm spesso sostenendone le spese e al di fuori dall’orario di lavoro. Nonostante questo non hanno alcuna possibilità di carriera in un sistema farmacia che è bloccato da decenni in una modalità che non consente un turnover nelle concessioni governative, causa il “blocco” dovuto all’ereditarietà della farmacia».

Particolare attenzione va anche al ddl Concorrenza, secondo il Conasfa infatti «l’ingresso dei capitali, che tanto spaventa il sistema lobbistico dei titolari di farmacia, potrebbe al contrario portare una boccata di ossigeno a tutti professionisti del settore. Fofi e Federfarma sono lanciate ad inseguire un modello di farmacia che oggi non esiste più. La paura del confronto sulla dimensione economica della farmacia che le società di capitali possono portare serve solo a mascherare lo svuotamento e lo svilimento della professione, mentre la deriva commerciale paventata da diverse parti era già stata denunciata dalla stessa Fofi nel famoso documento del 2006».

Inoltre «l’emergenza occupazionale ed il numero altissimo di colleghi inoccupati deve essere fonte di stimolo per la federazione per ripensare al ruolo del farmacista che vada oltre alla farmacia. Non è possibile limitarsi a mettere un limite all’accesso alle università senza trovare una soluzione alle migliaia di colleghi che già oggi non hanno un’occupazione. E’ necessaria una riforma dell’ente previdenziale verso il modello contributivo, sicuramente più equo e sostenibile per la componente più numerosa della categoria».

Infine, un cenno anche alle parafarmacie, su cui il Consfa sottolinea che «la visione della Fofi non è condivisibile, dimostrando una visione ristretta ed antiquata della professione» ed anche alla riforma strutturale del corso di laurea in farmacia. Secondo la Conasfa infatti non è possibile limitarne gli accessi ma «rendendolo un corso di laurea moderno e avanzato che prepari i colleghi alla professione non più svolta solo in farmacia ma ovunque ci sia il farmaco. Solo se si comincerà a concentrarsi sulla professione sanitaria e non sull’impresa farmacia si potrà immaginare ancora un futuro splendente per quella che rimane una delle professioni più importanti per il nostro futuro».

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