Con il diffondersi dell’emergenza coronavirus e le necessità di approvvigionamento di mascherine da parte di operatori sanitari e cittadini è aumentata a dismisura la domanda di tali dispositivi, favorendo in alcuni casi fenomeni speculativi, esterni ed interni alla categoria. Eventi che non sono passati inosservati alle forze dell’ordine ma soprattutto agli organi di informazione della stampa generalista. Ciò mettendo spesso in cattiva luce l’operato delle decine di migliaia di farmacisti territoriali impegnati nel supporto alla popolazione. Si cita ad esempio il recente intervento del sindaco di San Severo, in provincia di Foggia, che in un video divenuto virale sui social ha parlato di “strozzinaggio ai danni della popolazione”, praticato da alcune farmacie territoriali che avevano ceduto, secondo quanto riferito, dispositivi a 10 euro, dal valore invece di un euro.

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Per sgomberare ogni campo da ulteriori strumentalizzazioni, in una nota trasmessa agli associati e agli organi di informazione, Federfarma ha ribadito «di aver lanciato già da tempo l’allarme su possibili speculazioni e di aver proposto, senza essere ascoltata, interventi per contrastare il fenomeno». In proposito, si legge, «è stata Federfarma, a più riprese, a chiedere a tutte le amministrazioni competenti una serie di chiarimenti per fare in modo che le farmacie stesse potessero vendere le mascherine a prezzi imposti e senza inutili adempimenti burocratici, che si ripercuotono negativamente sulla qualità del servizio ai cittadini».

In aggiunta a ciò, «è stata Federfarma a proporre che la distribuzione delle mascherine, provenienti dal canale della Protezione civile, fosse effettuata gratuitamente dalle farmacie». Richieste che, secondo quanto evidenziato dal sindacato, sono «rimaste tutte senza risposta, riguardano la possibilità».

Federfarma puntualizza poi che «nonostante le plurime attestazioni di stima, provenienti in primis dal presidente della Repubblica, nonostante la categoria dei farmacisti stia pagando un prezzo altissimo, anche con la scomparsa di colleghi e con centinaia di contagiati che hanno contratto il virus continuando a tenere aperte le farmacie, tutti gli appelli lanciati per ridurre i costi e migliorare il servizio offerto alla collettività sono rimasti inascoltati. L’unica cosa concreta che si è potuta constatare sono gli innumerevoli controlli effettuati dalle autorità preposte, con l’elevazione di pesantissimi sanzioni per quelle farmacie che hanno avuto il buon senso di vendere mascherine singole anziché confezioni da 20, 50 o 100».

Al contrario, evidenzia Federfarma, «nessun cenno per spiegare l’alterazione dei prezzi alla fonte di cui le farmacie sono le prime vittime o per dire che le farmacie si assoggettano a condizioni capestro di acquisto pur di rendere disponibili le mascherine agli anziani, ai pazienti oncologici, a quelli che debbono seguire terapie in day hospital, alle donne in gravidanza».

Dunque, gli interrogativi di Federfarma: «Sotto il profilo etico e logico, è possibile obbligare una farmacia a consegnare ad un singolo utente una confezione di 50 mascherine chirurgiche sottraendone la disponibilità in maniera irrazionale e provocando evidenti danni nei confronti della collettività? È possibile esporre le farmacie al rischio di pesantissime sanzioni amministrative per avere agito razionalmente vendendo mascherine singole sconfezionate?».

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