parafarmacie conad«Non vorremmo ancora una volta essere oggetto di sperimentazioni di laboratorio ove i soggetti autori pongono in essere le loro alchimie e chi ne fa le spese sono i soliti noti»: questo uno dei tanti commenti dei rappresentanti di categoria seguiti alle dichiarazioni rilasciate a FarmaciaVirtuale.it dalla parlamentare del Partito Democatico Silvia Fregolent, che in merito alla questione “parafarmacie” ha ribadito come sia «necessario trovare una soluzione entro la fine di questa legislatura», anche perché «esistono molte realtà che non riescono a reggere e arrivano alla chiusura». «Al di là della pervicacia dell’ On. Fregolent nel farsi paladino della “sistemazione” delle parafarmacie, che ricorderei sempre essere stato un altrettanto pervicace progetto di grandissimo impegno dell’On. Bersani, – prosegue il farmacista Giuseppe – ci piacerebbe conoscere quale progettualità sottenda il suo obiettivo di “sistemazione”».
Ugualmente critico il collega Raffaele: «Come al solito, – dice – in Italia chi sa, opera; chi non sa, insegna; chi ha la presunzione di sapere, e senza averne i titoli, legifera! Poi di fronte agli errori, lì si che son capaci, ognuno scarica la responsabilità della scelta sbagliata su altri soggetti e situazioni contingenti del momento. Si giustifica l’urgenza del momento e la scelta per evitarne altre più deleterie; ma anche che si sarebbe potuto far di più se quella o un’altra forza politica avesse avuto maggior coraggio! Le solite fesserie. – sottolinea il farmacista – O forse un inno alla codardia, o, peggio, un livellamento del pensiero comune su quello dei momentanei capi di partito. Ma se è sotto gli occhi di tutti che si son venduti l’Italia per un pugno di lenticchie e hanno promosso leggi per interessi personali e particolari! Le lenzuolate di Bersani – dice Raffaele – avrebbero dovuto aumentare il livelli occupazionali tra i giovani farmacisti e diminuire il prezzo dei farmaci. Ma dove? Ma cosa? Davvero si può credere che una rispolverata in salsa industriale dei teoremi di Francesco Crispi avrebbe portato a una situazione di benessere, in un panorama di malessere, un pilastro importante della sanità italiana quale è la Farmacia? O forse si è tentato di colpire una fascia di elettorato lontana dal “sentimento” politico di una sinistra incapace, come altri, di percepire i veri bisogni dei cittadini. E la Fregolent, il cui nome, per analogia, indurrebbe a una somiglianza di due cose che, per uno o più aspetti, si possono supporre simili, vorrebbe porre ordine nel caos?».
Il segreto desiderio di tanti parafarmacisti, secondo la lettrice Annamaria, sarebbe stato quello di «aggirare la normativa del concorso o gli investimenti economici necessari per arrivare alla titolarità e con una sanatoria ad hoc passare da parafarmacia a farmacia alla faccia di chi ha superato un concorso per titoli ed esami o ha investito un capitale. Non ci sarà nessun capitale che ambirà ad aiutare le piccole farmacie – sostiene Annamaria, rivolgendosi all’On. Fregolent – Se lo pensa davvero, o è in malafede o davvero vive sulle nuvole dei palazzi senza confrontarsi con la realtà». Dello stesso parere, la farmacista Gigliola, che, a differenza della parlamentare PD, pensa che l’ingresso del capitale «metterà ancora più in difficoltà le farmacie montane e dei piccoli borghi. Al capitale interessano le farmacie dei grossi centri, – scrive – non certo le rurali». Per quanto riguarda le parafarmacie, secondo Gigliola «le regole erano ben chiare fin dall’inizio, esiste un rischio d’impresa e molte piccole farmacie lo stanno vivendo sulla loro pelle. Chi pensa a loro? Nessuna sanatoria può essere prevista». «Inviterei l’Onorevole Fregolent a rileggersi la legge di conversione del decreto Bersani 248 del 2006 – rincara Giovanna – si renderebbe conto che nulla di quanto previsto per le parafarmacie è stato negato a chi ha deciso di cimentarsi nell’iniziativa. Anzi, con successivi provvedimenti sono stati concessi anche i medicinali veterinari nonché le preparazioni officinali. Se vogliamo parlare poi di parafarmacie in difficoltà, cosa dire delle farmacie che con il governo Monti hanno visto l’abbassamento del quorum con conseguente aumento del numero delle stesse sul territorio? Se l’Onorevole tiene ad un maggior accesso di farmacisti alla titolarità, vada a verificare cosa sta succedendo nell’attribuzione delle sedi a Concorso straordinario, dove in alcune Regioni si accetta che alla stessa società, se pur in Regioni diverse, vengano assegnate due sedi». Per quanto riguarda la ricaduta dell’ingresso del capitale nel settore, la lettrice Giovanna invita l’Onorevole «a dare un’occhiata alle condizioni delle farmacie indipendenti, in quelle Nazioni, quali per esempio l’Inghilterra, dove il capitale è presente da lungo tempo ed a constatare l’assenza delle farmacie di proprietà del capitale nelle località più disagiate. Chissà perché?».

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