«Per chi contava di continuare a sfruttare l’impegno professionale dei giovani laureati la pacchia è finita»: così Maurizio Cini, Professore ordinario del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna e Presidente dell’ASFI, Associazione Scientifica Farmacisti Italiani, commenta le nuove linee guida sui tirocini approvate dalla Conferenza Stato-Regioni dello scorso 25 maggio. Il testo sottolinea come non siano «attivabili tirocini in favore di professionisti abilitati o qualificati all’esercizio di professioni regolamentate per attività tipiche ovvero riservate alla professione». «Hanno posto fine a quello che ho sempre considerato un obbrobrio ed un oltraggio alla professione di farmacista, con l’aggravante che l’obbrobrio veniva perpetrato nei confronti dei colleghi più giovani», dichiara Cini, che ha preso parte al convegno organizzato nei giorni scorsi al Nobile Collegio Chimico Farmaceutico dall’Ordine dei Farmacisti di Roma, di cui FarmaciaVirtuale.it ha dato conto in un precedente articolo. «Se qualcuno dirà “La legge non lo vietava” – prosegue il Professore – gli rispondo che lo vietava la corretta interpretazione della legge nazionale e di quelle regionali per le quali, forse peccando di ingenuità, mai il legislatore avrebbe potuto pensare che la situazione occupazionale dei farmacisti fosse così grave da far accettare rapporti di lavoro umilianti da parte di colleghi all’inizio della carriera con retribuzioni – si fa per dire – da 400 a 500 euro mensili a tempo pieno. Ora termineranno i rapporti in corso e poi mai più dovranno ripetersi vicende simili che possono solo allargare il baratro tra colleghi titolari e non titolari, compromettendo così l’autorevolezza dell’intera categoria professionale formata da circa novantamila iscritti agli ordini provinciali». Secondo Cini, però, l’eliminazione dei tirocini formativi e di orientamento o anche “extracurriculari” «non sarà sufficiente a risolvere i problemi occupazionali», in quanto esistono altre forme di sfruttamento da combattere. «Bisognerà che chi ne ha il potere (ma anche il dovere) – sottolinea Cini – agisca sulle altre forme di illegalità esistenti come il lavoro a titolo gratuito per il conseguimento dell’idoneità alla titolarità o, peggio, l’abusivismo professionale da parte dei cosiddetti “camici neri” , che talvolta non esitano a “sbiancarsi”, indossati da chi non ha titolo per esercitare la professione.
Non si dica che gli Ordini, la cui riforma sembra avanzare con indicibili difficoltà, non hanno potere per farlo – prosegue il Professore – I poteri li hanno ma vanno esercitati colpendo nelle situazioni gravi e non rincorrendo le “soffiate” che finiscono regolarmente con l’archiviazione.
Per condurre queste iniziative occorre volontà e, per avercela, occorre totale indipendenza da interessi o condizionamenti. Queste qualità possono essere premiate esercitando il diritto di voto nei confronti di chi può fregiarsi di una carriera integerrima sotto il profilo professionale e umano». Cini invita quindi a pensare in modo consapevole alle prossime elezioni per il rinnovamento dei consigli degli Ordini professionali. «Se si vuole cambiare qualcosa – conclude – ci si deve fare carico di questa incombenza che, per stanchezza o rassegnazione, viene sempre meno considerata non solo un diritto ma anche un dovere verso la categoria cui si appartiene».
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