Ha già raggiunto quasi 1300 firme, a distanza di pochi giorni dall’apertura, la petizione lanciata dai farmacisti non titolari appartenenti al comitato “Farmacisti non titolari di farmacia”, che organizza la manifestazione “No Enpaf Obbligatorio”, all’attenzione del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. «Oggi – si legge nel testo delle petizione – i farmacisti dipendenti (paga base lorda di 10,40€/ora) sono costretti ad un doppio obbligo previdenziale. Devono pagare Inps e anche Enpaf. La cosa più assurda riguarda i disoccupati, che sono costretti a cancellarsi dall’albo perché impossibilitati a pagare 2280 euro di quota contributiva dopo 5 anni di disoccupazione. Oppure la drammatica situazione dei borsisti, dei professionisti con partita iva e dei titolari di parafarmacia, che sono obbligati alla quota intera di 4559 euro indipendentemente dal reddito percepito».
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I farmacisti promotori dell’iniziativa chiedono quindi «contribuzione Enpaf facoltativa per i farmacisti dipendenti che già possiedono altra previdenza obbligatoria e per i disoccupati iscritti all’albo», oltre che la «possibilità di restituzione dei contributi previdenziali Enpaf per quei farmacisti che avendo altra previdenza obbligatoria opteranno per la cancellazione da Enpaf, nonché di quelli silenti», ed infine «contribuzione Enpaf legata al reddito e non più a quota fissa per i farmacisti liberi professionisti che hanno questo ente come previdenza di primo pilastro, borsisti compresi». Lo stesso comitato aveva promosso la manifestazione “No Enpaf Obbligatorio”, prevista a Roma per martedì 9 aprile 2019. «60.000 farmacisti dipendenti e disoccupati sono stufi di pagare obbligatoriamente una doppia contribuzione», avevano spiegato gli organizzatori, «nel rispetto dell’articolo 53 della costituzione», secondo il quale «noi tutti concorriamo alle spese pubbliche pagando l’Inps dalla nostra busta paga». I farmacisti scesi in piazza hanno chiesto «a chi ci governa di mettere fine a questa grave ingiustizia che subiamo ormai da decenni», ovvero «l’obbligo di pagamento di una seconda contribuzione».
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