Martedì 9 aprile 2019, in Piazza di Monte Citorio a Roma, si terrà la manifestazione “No Enpaf Obbligatorio per i farmacisti dipendenti e per i farmacisti disoccupati”, organizzata dal comitato “Farmacisti non titolari di farmacia”. «60.000 farmacisti dipendenti e disoccupati sono stufi di pagare obbligatoriamente una doppia contribuzione», ciò «nel rispetto dell’articolo 53 della costituzione», secondo il quale «noi tutti concorriamo alle spese pubbliche pagando l’Inps dalla nostra busta paga». È questa in sintesi la posizione del Comitato organizzatore, che chiede «a chi ci governa di mettere fine a questa grave ingiustizia che subiamo ormai da decenni», ovvero «l’obbligo di pagamento di una seconda contribuzione». Pertanto, spiega, «chiediamo di modificare la legge del 1946 che rende inscindibili iscrizione all’ordine professionale e iscrizione all’Enpaf e quindi rendere non obbligatoria l’iscrizione all’ente per chi possiede altra forma di contribuzione», puntualizzando che «la manifestazione non ha nessun colore politico, siamo solo noi farmacisti non titolari a chiedere che venga fermata questa estorsione legalizzata».

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Quella del 9 aprile segue in ordine cronologico la manifestazione svolta a Roma il 3 dicembre 2018, indetta da alcune sigle di farmacisti per protestare contro diverse norme legate alla contribuzione Enpaf. Per l’occasione, i farmacisti dipendenti e disoccupati avevano manifestato presso la sede dell’ente, «contro l’obbligo previdenziale Enpaf e contro il regolamento dell’ente fortemente penalizzante per le fasce più deboli della categoria come i precari, i disoccupati ed i giovani». Nel corso della giornata i farmacisti avevano partecipato ad un incontro con Emilio Croce, presidente Enpaf, il quale, a dire dei manifestanti, aveva «rimbalzato le richieste dei farmacisti dipendenti giustificando l’inscindibilità tra l’iscrizione all’albo e l’iscrizione alla cassa Enpaf, a causa di una legge che risale al 1946 che coinvolge anche medici e veterinari dipendenti».

Sempre in tema Enpaf, diversi farmacisti, questa volta titolari di farmacia, avevano costituito un comitato per modificare il regolamento dell’Enpaf, al fine di «rivedere punti divenuti essenziali per tutti gli iscritti: pensionati, collaboratori dipendenti e titolari di farmacia, proponendo, per una prima approvazione propositiva, tramite i presidenti degli Ordini provinciali, all’Assemblea annuale dell’Enpaf, quindi, ai Ministeri competenti, i punti essenziali, e ormai improcrastinabili per moltissimi iscritti, di modifica del regolamento dell’Enpaf, ovviamente riparametrando le contribuzioni su una base differente dall’attuale».

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