mnlfIl progetto di modifica dei contratti di lavoro e in particolare di quelli a tempo determinato creerà ulteriore precarietà. Così il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti commenta il capitolo del Jobs Act che si occupa dei contratti di lavoro a termine.

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Ridurre il costo del lavoro e incentivare le assunzioni è sicuramente la strada giusta per aumentare il numero di occupati, ma farlo aumentando il livello di precarietà può essere un errore che ci porterebbe ben lontano da quella stabilità che anche l’UE ci ha da tempo chiesto.

Il numero massimo di rinnovi contrattuali nei tre anni previsti dal provvedimento del Governo debbono essere ridotti drasticamente per aumentare il livello stesso della durata dei contratti e dare una maggiore stabilità al lavoratore, poi si dovrebbe introdurre un forte meccanismo premiale a quelle aziende che trasformano questo tipo di rapporto in contratto a tempo indeterminato.

Se così non sarà i contratti a tempo indeterminato crolleranno inesorabilmente, aumenterà la precarietà e, in un sistema creditizio come quello italiano, il futuro delle nuove generazioni sarà inevitabilmente ipotecato con costi sociali elevatissimi. Inoltre, aumentando il potere discrezionale delle aziende non aumenteranno i salari e di conseguenza la capacità di spesa dei lavoratori.

Accadrà ciò che sta avvenendo in Spagna ove un terzo dei lavoratori è legato a contratti temporanei “usa e getta”. Prendere atto della realtà, ovvero che oggi il 68% dei contratti sono oggi a tempo determinato non può essere un alibi per non provare a invertire la tendenza.

La difficoltà delle aziende ad assumere non sempre è legata alla crisi economica o alle condizioni del mercato del lavoro, ci sono anche aziende che utilizzano le varie tipologie contrattuali ai soli fini speculativi. E’ questo il caso delle farmacie che pur venendo da un anno, il 2013, ove si è registrato un aumento del fatturato generale e un allungamento dell’orario degli esercizi, si è avuta una contemporanea diminuzione della forza lavoro impiegata in maniera stabile.

In questo caso il ricorso continuo agli stage (tirocini formativi e di orientamento) ha limitato le altre tipologie di contratto e fatto aumentare la disoccupazione. Per questo motivo il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti chiede che tutti i laureati che hanno già nel proprio percorso formativo (come nel caso dei farmacisti) l’obbligo di seguire un tirocinio di sei mesi per laurearsi siano esclusi in automatico dagli stage post laurea.

Il mercato del lavoro va certamente sburocratizzato, ma molta attenzione bisogna dare anche rispetto ai tentativi di abuso, prevenirli è compito di un Governo responsabile.

I problemi dell’economia italiana sono legati alla sua scarsa competitività e ai troppi vincoli di origine corporativa che ne frenano la crescita, chissà se questi temi entreranno prima o poi nell’Agenda Renzi?

MNLF – Ufficio stampa

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