ddl concorrenza farmacie mnlf«Governo e partiti di maggioranza approvano una legge per la Concorrenza che di concorrenza ha solo il titolo». È una dura critica quella che proviene dal Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, dopo il via libera concesso al provvedimento da parte della Camera, che ha introdotto alcune modifiche facendo sì che lo stesso debba ora tornare al Senato per un’ulteriore lettura. «Doveva essere un provvedimento in favore dei consumatori – ha spiegato l’associazione – ed è finito per essere una legge in favore di lobby e corporazioni, ove ogni articolo è stato scritto sotto dettatura del potentato di turno. La logica del “meglio che niente” in questo caso non vale perché in vari punti si ha un netto peggioramento del livello pro-concorrenziale con la rinuncia a 500-900 milioni anno di risparmi per i cittadini». «In realtà – prosegue il MNLF – si tratta di una legge che restaura privilegi e in taluni casi li ampia a dismisura. I temi delle assicurazioni e delle farmacie ne sono l’emblema più significativo. Il maggiore partito di governo ha mutato pelle e questo provvedimento ne certifica l’avvenuta mutazione. Accantonati i valori di eguaglianza e pari opportunità perché non ritenuti sufficientemente “moderni”, hanno abbracciato quelli legati ai potentati che nel caso delle farmacie si chiamano multinazionali». Secondo la sigla, il mercato delle farmacie si trasformerà da monopolio ad oligopolio, «senza ombra alcuna di concorrenza. Partner e correo è il sindacato delle farmacie italiane, che in una visione miope e paranoica ha preferito l’entrata del grande capitale sulla scena piuttosto che concedere a molti colleghi di esercitare liberamente la professione attraverso la liberalizzazione della fascia C. Il cambio di guida in Federfarma non ha giovato per un ripristino della logica, limitandosi tardivamente ad un tentativo velleitario di limitare i danni. Danni che grazie anche al ministro della Salute Lorenzin non tarderanno a manifestarsi. Da “rottamatore” a “restauratore” non ci sembra una evoluzione da fare invidia per il padre di questo provvedimento: Matteo Renzi».

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